Mai come quest’anno, in occasione della sua 82esima edizione, la Mostra internazionale di arte cinematografica di Venezia si è fatta specchio della realtà e interprete del mondo contemporaneo, proponendo intensi momenti di riflessione e suggestive chiavi di lettura dedicate alla realtà che ci circonda. Non soltanto star di Hollywood, tappeto rosso e le consuete atmosfere glamour che hanno accompagnato il successo di “Father, Mother, Sister, Brother” di Jim Jarmusch: a scuotere il Lido sono arrivati anche numerosi film di qualità che già si candidano a lasciare il segno nel corso della prossima stagione cinematografica. Su tutti, ha suscitato rabbia e commozione “La voce di Hind Rajab”, diretto dalla regista Kauther Ben Hania e dedicato agli orrori di Gaza. Oltre a ricevere 23 minuti di applausi, il film si anche aggiudicato il Leone d’Argento e di certo approderà nelle sale italiane nei prossimi mesi. La storia, ambientata il 29 gennaio 2024, è quella di una bambina palestinese di 6 anni rimasta intrappolata per molte ore in quel che rimaneva della sua automobile, tra i cadaveri dei suoi familiari: la vicenda è narrata dal punto di vista dei soccorritori della Mezzaluna Rossa (controparte mediorientale della Croce Rossa), costretti a divincolarsi in un assurdo labirinto burocratico di permessi e autorizzazioni mentre si sforzavano di rimanere in contatto con la bimba terrorizzata. Non c’è alcun’attrice a interpretare la piccola Hind Rajab, che non compare mai sullo schermo: la sua voce è infatti quella reale, registrata dai soccorritori durante le lunghe ore di contatto telefonico. Malgrado l’ambientazione ottocentesca e i toni da fiaba gotica sospesa tra poesia e orrore, è intrisa di attualità anche la superba reinvenzione di “Frankenstein” firmata dal regista di culto Guillermo del Toro (in sala dal 22 ottobre, su Netflix dal 7 novembre). Nella sua nuova versione cinematografica, il classico della letteratura nato dalla penna di Mary Shelley interroga lo spettatore contemporaneo sul rapporto tra creatore e creatura, umanità e autocoscienza volgendo lo sguardo al dibattito sull’intelligenza artificiale. Non si tratta di una trasposizione fedele, bensì di una originale riscrittura che identifica senza alcuna ambiguità il vero “mostro” della storia nello scienziato Victor Frankenstein, che da “moderno Prometeo” diviene piuttosto un “moderno Lucifero”, del tutto privo di freni etici. Una denuncia sui paradossi e sulle assurdità del tardo capitalismo proviene invece dal regista coreano Park Chan Wook, che con il suo corrosivo “No Other Choice” (in sala a gennaio 2026) racconta la storia di un uomo di mezza età licenziato da una grande multinazionale della carta in piena ristrutturazione aziendale. Incapace di accettare la perdita del precedente tenore di vita e l’impatto del proprio licenziamento sulla sua famiglia, il protagonista tenta invano di candidarsi a posizioni analoghe, vedendosi però sistematicamente sopravanzare da altri candidati più qualificati di lui. L’automazione tecnologica avanza, i posti scarseggiano e non c’è spazio per l’umanità: l’unica strada sembra consistere nell’assassinio di tutti gli altri concorrenti, così da poter riconquistare il proprio status precedente! Di grande attualità anche “Il mago del Cremlino” di Olivier Assayas, con Jude Law nei panni di Vladimir Putin (film ancora senza data di uscita): benché il nome di fantasia del protagonista sia Vadim Baranov, la storia è quella reale dell’ex consigliere del presidente russo, Vladislav Surkov, genio della comunicazione mediatica e artefice di un nuovo sistema di potere che ha portato al ripristino dell’identità autoritaria del governo di Mosca e al nuovo equilibrio mondiale contemporaneo. Tratto dal best seller di Giuliano Da Empoli, il film vanta una sceneggiatura di Emanuel Carrère. A dar voce alle ombre dell’America e della società occidentale, invece, contribuisce il provocatorio “Bugonia” di Yorgos Lanthimos (in sala dal 23 ottobre): due complottisti decidono di rapire l’amministratrice delegata di una potente multinazionale, convinti che si tratti di un alieno sotto mentite spoglie intento a tirare le fila del mondo, tra vaccini e sperimentazioni clandestine. Votata al dogma della falsa inclusività e del politicamente corretto, la donna invece cela a stento la propria indole autoritaria e spietata: ma quale delle due parti ha davvero ragione? Completa la rassegna il nuovo capolavoro di Paolo Sorrentino, “La Grazia” (in sala dal 15 gennaio 2026), con Toni Servillo nei panni di un Presidente della Repubblica stanco e a fine mandato, prigioniero del proprio immobilismo e del proprio rigore: uno sguardo poetico e delicato su una delle più importanti istituzioni italiane, che è valso al protagonista la Coppa Volpi per il miglior attore protagonista.