La Cappella di San Pietro si trova nei pressi dell’omonima cascina, nella pianura che si stende tra Borgo San Dalmazzo e Cuneo. Per raggiungerla occorre percorrere la poco frequentata via Fratelli Rosselli, che si distacca da via Cuneo sulla sinistra per chi procede verso il capoluogo. Poco prima dell’area artigianale di via XI Settembre, una diramazione conduce alla cascina e alla cappella. La facciata a capanna è sobria e lineare, con un portoncino centrale che accoglie i fedeli. Ai lati del portone, si trovano delle finestrelle devozionali, piccole aperture che, oltre a permettere l’ingresso della luce, probabilmente avevano anche una funzione simbolica di devozione. Sulla sommità della facciata svetta una croce apicale. Il campaniletto a vela, situato sul vicino cascinale, si inserisce perfettamente nel contesto rustico e semplice della zona, richiamando l’attenzione senza distogliere dalla sobrietà del paesaggio.
L’interno della cappella è altrettanto essenziale ma curato. L’ambiente è caratterizzato da una volta a botte che si appoggia su una cornice, un elemento architettonico che conferisce una certa eleganza all’edificio. La parete di fondo è l’unica a presentare una interruzione nella cornice, per accogliere la pala d’altare. L’altare è in masserizio marmorizzato, con una base a coppa che sorregge la mensa, mentre il dossale si sviluppa su due gradini che si addossano alla parete, comprendendo anche il tabernacolo. Al di sopra dell’altare, una tela raffigura la Madonna su nembi con il Gesù Bambino in braccio, circondata da angioletti. Ai piedi della Madonna e del Bambino, ci sono i santi Pietro e Giacomo, titolari della cappella. Alle pareti sono appesi due quadretti votivi, datati 1912 e 1914, testimonianza di una radicata devozione popolare. La cappella fu usata da don Pasquale Luciano per ospitare le prime celebrazioni eucaristiche all’indomani della costituzione, nel 1968, della nuova parrocchia di Gesù Lavoratore, nell’attesa di costruire la nuova chiesa. Fino agli anni 60, come ricorda Mauro Fantino nel suo libro “Borgo anni 60”, in occasione della solennità di San Pietro si svolgeva una grande festa con tanto di orchestra, giostra delle catene, sedie e tavoli nei prati per la merenda e la cena che coinvolgevano tutti gli abitanti delle cascine.