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Domenica 13 luglio 2025

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Dalla terra al cielo, una visione quasi mistica sulla volta della parrocchiale

Centallo, il lavoro per far conoscere il pregevole ciclo pittorico che decora l’edificio sacro attraverso un viaggio tra le immagini e le parole, ricche di richiami biblici e storici

La Guida - Dalla terra al cielo, una visione quasi mistica sulla volta della parrocchiale

A Natale 2023 l’associazione culturale Centallo Viva ha acceso i riflettori sul pregevole ciclo pittorico di Luigi Hartman e Pasquale Orsi che decora la chiesa parrocchiale centallese, segnando una piccola svolta nello studio dell’arte locale. Se nelle fonti dedicate alla storia centallese viene abitualmente attribuita molta enfasi sul lavoro di progettazione e di costruzione ultimato nel 1769 sotto la direzione dell’architetto sabaudo Giovanni Tommaso Prunotto, il maestoso ciclo di affreschi che dal 1873 orna gli interni della chiesa di San Giovanni Battista meriterebbe in realtà il medesimo rilievo. Nel suo primo secolo di vita, la chiesa centallese rimase in realtà quasi del tutto spoglia di dipinti: l’unico elemento di pregio era la pala d’altare realizzata nel 1768 dall’artista torinese Ignazio Nepote, dedicata alla predicazione di San Giovanni Battista: qui il santo regge un bastone a forma di croce con la scritta “Ecce agnus Dei” (“Ecco l’Agnello di Dio”), mentre ai suoi piedi è accucciato proprio un agnello, ad anticipare la figura di Gesù Cristo. Ai due lati erano presenti un’Ultima Cena e un’Adorazione dei Magi di qualità assai inferiore, realizzati nel 1835 dal pittore saviglianese Domenico Cardellino: nella seconda metà dell’Ottocento, prima di commissionare i nuovi affreschi a Luigi Hartman e Pasquale Orsi, l’arciprete don Onorato Corrado lamenterà che “quei pochi dipinti che vi sono, o perché dal tempo assai consumati, o perché da mano inesperta eseguiti, offendono non poco l’occhio di chi li guarda”.
Nasce così, nel 1873, il nuovo ciclo pittorico della chiesa parrocchiale centallese che, oltre a rifare del tutto i due affreschi di Cardellino, arricchirà il presbiterio con la nascita e la morte di Giovanni Battista – collocate ai due lati della pala d’altare – e con le rappresentazioni al femminile della Fede, della Speranza, della Religione e della Carità.

La vera chiave di lettura dei maestosi dipinti che si stagliano sulla volta della chiesa risiede invece nelle due iscrizioni in latino che la sorreggono, circondate da cartigli: “Locus iste sanctus est” e “Domus Dei est, et porta coeli”. Si tratta del brano della Genesi in cui Giacobbe, giunto a Betel, ha la visione di una scala che collega la terra al cielo, con angeli che vi salgono e vi scendono: “Questo luogo – esclama il patriarca – è davvero terribile! Questa è la casa di Dio e la porta del cielo”. Si tratta di un brano chiave per la tradizione mistica giudaica e cristiana, che sulle orme di Giacobbe cercherà di stabilire un ponte tra la terra e il cielo, e di giungere alla contemplazione delle meraviglie ultraterrene già durante la vita dell’uomo. Rispetto al testo biblico c’è però una significativa correzione: se per Giacobbe la scala di Betel era un “luogo terribile”, la chiesa di Centallo è invece un “luogo santo”, assai meno inquietante della visione dell’Antico Testamento. È proprio a partire da quest’episodio che Hartman e Orsi decidono di aprire la volta della chiesa verso il cielo con un effetto trompe l’oeil, e di regalare a tutti i fedeli una maestosa visione mistica che giunge fino alla contemplazione di Dio stesso, situato proprio in corrispondenza dell’altare maggiore e affiancato dall’arcangelo Michele. Le altre manifestazioni celesti hanno come protagonisti il sacramento dell’Eucaristia e, al centro della volta, l’assunzione di Maria, che attraversa la volta celeste in compagnia di una schiera di angeli che si fa via via sempre più incorporea.
Ai due lati, dominano la volta celeste le figure di San Paolo (che regge la spada del martirio) e San Pietro (che stringe le chiavi del Paradiso), colonne della fede cristiana. A metà strada tra cielo e terra, incastonati nell’architettura della tempio come pietre angolari, ci sono invece i quattro Evangelisti e i quattro dottori della Chiesa occidentale: Ambrogio, Girolamo, Agostino e Gregorio Magno. Mantenendo inalterata la simbologia del numero quattro, ai quattro angoli della cupola che si apre verso la visione celeste sono presenti anche i profeti dell’antico regno di Israele: Isaia, Ezechiele, Daniele e re Davide con la sua cetra.

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