Quattro agenti di custodia hanno chiesto e ottenuto di accedere al giudizio abbreviato mentre per gli altri dieci indagati è stato disposto il rinvio a giudizio; si è conclusa così l’udienza preliminare tenuta oggi, venerdì 4 luglio, dal Gup Edmondo Pio che doveva esprimersi sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pubblico ministero Mario Pesucci a conclusione dell’indagine sulle presunte torture consumate all’interno del carcere del Cerialdo tra l’ottobre del 2021 e il giugno del 2023.
Dei 35 agenti iscritti inizialmente nel registro degli indagati, la Procura aveva scelto di escludere 21 posizioni considerate, alla luce della riforma Cartabia, meno forti dal punto di vista indiziario. A sei dei quattordici indagati è stato contestato il reato di tortura, mentre gli altri otto, compresi l’ex comandante del carcere e un medico, sono accusati di reati che vanno dalle lesioni aggravate, al falso, all’omissione di atti d’ufficio. Per loro il processo inizierà il 28 gennaio davanti al collegio del tribunale di Cuneo.
Ad accusarli, e a costituirsi parti civili in giudizio, i cinque detenuti di origine pakistana dalla cui denuncia ha preso il via l’indagine. Furono questi cinque detenuti a raccontare delle violenze subite nella notte fra il 20 e il 21 giugno del 2023, come vendetta messa in atto da un gruppo di agenti penitenziari fuori servizio, dopo che i quattro della cella 417 avevano a lungo protestato nel corso della giornata per attirare l’attenzione sulle condizioni del vicino di cella, anche lui oggetto delle violenze contestate, che a lungo aveva chiesto di essere trasferito in infermeria per un forte dolore alla gamba.
I quattro sarebbero stati picchiati all’interno della cella e poi ancora nel percorso che li condusse fino alla stanza attigua all’infermeria dove anche il detenuto malato sarebbe stato preso, picchiato, insultato e minacciato dagli agenti che poi chiusero i cinque in cella d’isolamento per tutta la notte fino al giorno dopo quando vennero presi in cura dai sanitari che riscontrarono plurimi traumi contusivi e lesioni con prognosi dai 7 ai 14 giorni.
Non è questo l’unico episodio contestato e neanche il primo su cui la Procura stava indagando, dopo i fatti accaduti ad ottobre del 2021 e poi quello di aprile del 2022, quando un detenuto venne picchiato alla testa con un oggetto metallico e poi lasciato in stato di incoscienza nella cella d’isolamento dove venne trovato così ore dopo da un agente di guardia.