At 12,1-11; Sal 33; 2 Tm 4,6-8.17-18; Mt 16,13-19
Pietro e Paolo sono due grandi santi, due uomini che sono arrivati a donare la vita per Gesù Cristo, due figure a cui a guardare contemplando soprattutto ciò che lo Spirito ha compiuto nelle loro vite, segnate, come per tutti, da debolezze e fragilità.
Paolo, il perfetto uomo religioso, il fariseo irreprensibile, in nome del suo Dio si rese complice di minacce e stragi contro i cristiani verso i quali provò da subito un’ostile aggressività e un incontenibile odio: «Saulo intanto cercava di distruggere la Chiesa: entrava nelle case, prendeva uomini e donne e li faceva mettere in carcere». Gli Atti degli Apostoli ci ricordano che dinanzi alla lapidazione di Stefano, egli è lì a contemplare la scena approvando ciò che stava accadendo.
Dopo la conversione, Paolo manterrà un carattere difficile; intransigente, duro, non portato ad alcun compromesso. Gli Atti narrano come in presenza di tutti Paolo accuserà Pietro di ipocrisia. Un’accusa forte fatta al primo degli apostoli. Romperà anche con Barnaba, che aveva introdotto Paolo nella Chiesa nascente. Eppure, nel secondo viaggio missionario Paolo si rifiutò di partire con Barnaba se questi non avesse lasciato a terra Giovanni-Marco, che aveva deluso Paolo nella prima avventura missionaria.
Pietro è l’uomo capace di grandi entusiasmi («Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò»; «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai»), sempre pronto a difendere Gesù, anche con la violenza. Ma il suo è un coraggio facile a disintegrarsi dinanzi ad una piccola serva nel cortile del sommo sacerdote. Rinnegherà il Maestro, fuggirà, come tutti gli altri, accontentandosi di vedere l’ignominiosa fine dell’amico «da lontano».
«Non possiamo fare neppure un passo verso il cielo. / La direzione verticale è sbarrata. / Ma se noi gridiamo dal basso / Dio scende e ci porta su» scriveva Simone Weil.
Pietro e Paolo hanno provato il dolore della caduta, del limite e della fragilità ma al contempo il gratuito miracolo della salvezza. Per entrambi vale il denominatore comune della santità: la miseria visitata dalla misericordia.
Bella l’immagine della conversione di Saulo in un dipinto del Caravaggio: un uomo cieco a terra, con le braccia spalancate verso l’alto ad accogliere la Luce proveniente da un altrove. Cosciente della sua debolezza, Paolo dirà: «Mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze perché dimori in me la potenza di Cristo… Infatti quando sono debole, è allora che sono forte» (2Cor 12, 9 – 10).
A Pietro Gesù dice: «Tu sei roccia». Ma solo Dio è la roccia. Allora perché questa affermazione? Perché Pietro, facendo esperienza della sua incapacità, proprio in quel momento può manifestarsi un Altro. Là dove c’è questa debolezza manifestata, sperimentata, allora Dio può rivelarsi come la roccia. Il Padre è l’unico punto fermo, l’unica cosa che rimarrà anche quando tutto il resto crollerà. Per questo «darò le chiavi proprio a te», uomo debole.
Gesù è la pietra viva, rifiutata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, ma di questa costruzione Pietro è la prima pietra. Egli parteciperà per grazia alla saldezza della roccia che è Dio: anche Pietro, infatti, potrà venire meno nella sequela, cadere nel peccato, manifestarsi con le sue debolezze e comportamenti contradditori. È la fragilità e la debolezza nella sequela di Gesù che permetteranno a Pietro di essere esperto della misericordia del Signore.
A Cesarea è abbozzata la chiesa, è posta la sua prima pietra e anche la potenza della morte non riuscirà a vincerla, ad annientare il «piccolo gregge», che ha come pastore Gesù risorto.
Pietro e Paolo sono stati apostoli con due stili differenti, hanno servito il Signore con modalità diversissime, hanno vissuto la chiesa in un modo a volte dialettico se non contrapposto, ma entrambi hanno cercato di seguire il Signore e la sua volontà e insieme, grazie alle loro diversità, hanno saputo dare un volto alla missione cristiana e un fondamento alla chiesa di Roma.
Celebrare insieme la loro memoria è anche un segno di unità nella diversità.

Bassorilievo in pietra calcarea raffigurante l’abbraccio conciliatorio tra Pietro e Paolo – dai dintorni della chiesa di san Felice in Aquileia – IV secolo d.C. – Museo Paleocristiano di Aquileia.