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Venerdì 25 aprile 2025

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Quando il Papa inaugurò il Giubileo della Misericordia a Bangui è stato “un avvenimento unico”

Padre Aurelio Gazzera, vescovo di Bangassou, ricorda la storica visita di Papa Francesco a Bangui nel 2015

Cuneo

La Guida - Quando il Papa inaugurò il Giubileo della Misericordia a Bangui è stato “un avvenimento unico”

SIR – Il 29 novembre 2015 per la prima volta nella storia un Giubileo non viene inaugurato a San Pietro a Roma ma a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana. Era il Giubileo straordinario della Misericordia e Papa Francesco volle aprire la Porta Santa in questo luogo remoto, per molti sconosciuto. “La sua visita qui a Bangui nel 2015 è stato un avvenimento unico che ha girato la pagina di un momento lunghissimo di guerra. Non ha risolto tutti i problemi però è stato un momento molto forte in cui la gente è riuscita a rompere un pochino questo schema di violenza e di tensione per lasciare spazio all’amore, alla fede, alla riconciliazione, all’ascolto”, così lo ricorda al Sir padre Aurelio Gazzera, vescovo di Bangassou, nella Repubblica Centrafricana. Missionario carmelitano scalzo di Cuneo, vive da oltre trent’anni in Centrafrica. Dopo 17 anni trascorsi a Bozoum come parroco, poi a Baoro, dove ha seguito scuole e asili gestiti dai carmelitani scalzi, è stato nominato vescovo da Papa Francesco lo scorso anno. Vive in una zona isolata, con poca connessione internet, dove i conflitti e la violenza sono ancora all’ordine del giorno. Per spostarsi da un villaggio all’altro bisogna fare ore e ore di viaggio in automobile, su strade sconnesse. In questi giorni è a Mboki, dove due anni fa hanno sparato al parroco, che si è salvato per miracolo.

“Ho ricevuto la notizia della morte di Papa Francesco e ieri, caso strano, la connessione funzionava – racconta -. Ero ad Obo, a 500 km da Bangassou, più di 20 ore di macchina. Appena ho informato le persone che incontravo per tutti è stata come la scomparsa di una persona cara. Perché Papa Francesco per il Centrafrica è sempre stata una figura vicina e non solo vicina, ma presente. L’ho incontrato a settembre, e quando l’ho salutato gli ho detto che ero vescovo di Bangassou, in Centrafrica. E il suo volto si è aperto in un bel sorriso”.

“Il Centrafrica è uno dei Paesi più insanguinati e divisi del mondo”. Il Papa ha scelto il Paese africano per aprire il Giubileo della Misericordia “proprio per questo motivo – spiega il vescovo di Bangassou -, per portare misericordia e un messaggio di pace in una ‘terra che soffre da diversi anni la guerra e l’odio, l’incomprensione, la mancanza di pace. Ma in questa terra sofferente ci sono anche tutti i Paesi che stanno passando attraverso la croce della guerra. Bangui diviene la capitale spirituale della preghiera per la misericordia del Padre. Tutti noi chiediamo pace, misericordia, riconciliazione, perdono, amore. Per Bangui, per tutta la Repubblica Centrafricana, per tutto il mondo, per i Paesi che soffrono la guerra chiediamo la pace!’, disse il Papa sul sagrato della chiesa, dopo essere sceso da una papamobile, priva di ogni protezione da possibili pericoli, dove aveva accettato di sedere anche l’imam”.

In queste ore padre Gazzera  è nel villaggio di Mboki. Ci è arrivato ieri dopo 70 chilometri e più di tre ore di macchina. “Un villaggio dove il parroco due anni fa è stato preso di mira, gli avevano sparato e lo avevano ferito ad un braccio – ricorda -. Per fortuna non l’hanno ucciso e proprio in questi giorni sono venuto qui con lui, così ha potuto incontrare di nuovo la sua gente. Ieri ho fatto un giro con lui a salutare l’imam e la popolazione”.

“Penso che Papa Francesco ci lasci anche questa capacità di mettersi all’ascolto e di incontrare anche quelli che magari sono un po’ fuori dalle dai nostri confini dai nostri centri”. Una espressione che piaceva molto a Papa Francesco era quella delle “periferie esistenziali e qua in Centrafrica lo siamo”, sottolinea. In queste due settimane padre Gazzera visiterà infatti le zone più lontane e disastrate. Celebrerà 12 battesimi a Mboki poi continuerà fino a un’altra missione che non è nemmeno sulle mappe, a Derbissaka. “La Chiesa è grande, ha le braccia aperte (Chesterton diceva che la Chiesa è molto più grande da dentro che da fuori) e questo è quello che Papa Francesco ci lascia e che rimarrà”, conclude.

Patrizia Caiffa

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