Un Cinema Monviso esaurito in ogni suo posto ieri sera, lunedì 24 febbraio, per la serata per ricordare l’eredità spirituale di don Aldo Benevelli.
La serata organizzata per gli 80 anni de La Guida, di cui don Benevelli fu tra i fondatori e primi collaboratori, in collaborazione con Promo Cuneo e con il patrocinio del Comune di Cuneo, è stata una serata tra amici, di ricordi e testimonianze intervallate dalla voce e dalle immagini di don Aldo.
“Vogliamo testimoniare – ha detto il direttore de La Guida, Ezio Bernardi, che presentava la serata – quanto lo spirito di don Aldo è vivo in noi, nella nostra comunità. Quando suoi semi hanno portato frutto”
Il racconto tratto dal film documentario (ma anche con immagini inedite) “Il sottoscritto. Storia di un uomo libero” di Sandro Gastinelli e Marzia Pellegrino, prodotto dalla Fondazione CrCuneo, hanno aiutato a indicare quali sono stati gli i ideali e le motivazioni che hanno sorretto don Aldo Benevelli nelle sue scelte. Non da solo ma inserito in una Chiesa locale e universale e in una comunità civile e politica. E così emerge la sua apertura al mondo attraverso la creazione della Lvia ma anche la sua attenzione ai poveri in casa dalla Poa alla Caritas, e poi il suo attivismo in mille iniziative dalle Carovane della pace a Parole fra continenti, le sue avventure da giovane partigiano. Ma è emerso soprattutto da un lato la sua forte spiritualità e cultura, e dall’altro la sua profetica visione del mondo, il collegare la pace con la giustizia e con il rispetto della terra e dell’ambiente. Così le testimonianze si sono susseguite sul palco intervallate dai filmati: l’inquadramento storico di Gianmichele Gazzola e i suoi anni di formazione e crescita nella Frass, le parole di Oscar Sguaiser, lette dalla figlia Roberta, sulla capacità di tenere insieme il vangelo e la realtà sociale così come gli si presentava davanti; e poi Alberto Valmaggia, oggi presidente della Lvia che don Aldo ha fondato, che è partito dall’esperienza degli obiettori di coscienza e del suo impegno per la pace, a servizio della pace per “cambiare armi in granai”; Graziella Galfrè, sua stretta collaboratrice per decenni, che ha raccontato il don Aldo della Resistenza del suo legame con il capitano Cosa; Beppe Viada che lo conosce da bambino come suo chierichetto e che con lui collaborerà a lungo che ha raccontato il prete della giustizia e costruttore delle buone relazioni; Riccardo Giordana che ha ricordato la storia dell’Unione Sportiva Cuneese il riferimento per molti giovani impegnati; Claudio Mondino suo impegno per la pace e per il mondo con Parole fra continenti, ma anche il suo mondo di relazioni gli incontri nella sua casa di Tetto Dreun sopra Monserrato e la sua eredità da “flemmatico passionale” e suo programma che irmane inciso su una targa affissa poi nella sua casa natale di Monforte “L’Amore mi ha tormenato una vita”; Flavio Luciano che lo ha ricordato come prete dalla spiritualità incarnata fondata sulla preghiera, spinto dalla sua sete di giustizia e dalla sua capacità di indignarsi per le disuguaglianze, contro il fascismo e la cultura della guerra.
E infine l’ultima parola a Carlin Petrini che ha tracciato a ruota libera un suo ricordo degli incontri con don Aldo, una o due volte l’anno sempre, e la sintonia che li legava. “È stato un profeta – ha detto Carlin Petrini – perché ben prima della Laudato si’ ha saputo legare la giustizia alla cura dell’ambiente, la pace all’equità verso i poveri, l’impegno nella società alla cura della casa comune. È un uomo che ci manca e lo dico da laico e non credente, manca davvero a tutta la società. Ma avete fatto bene a sottolineare che cosa ha lasciato e come continua ad essere presente. Ma mi viene anche da chiedere che cosa direbbe ora? Che cosa farebbe davanti a una situazione mondiale così disastrosa?”.