Quando, sfogliando le tavole dell’atlante geografico, vedo confini di stato tracciati con la precisione di un righello, a cavallo di deserti, di selve e di altipiani, penso che ben difficilmente siano frutto della stratificazione storica e ancor meno della volontà di quanti quelle linee, ancor oggi, semplicemente ignorano. Sappiamo, infatti, che quei tracciati corrispondevano esclusivamente al disegno degli interessi coloniali delle potenze europee. Si trattò di operazioni che non ebbero il supporto di conoscenze storiche ed etnografiche, ma soltanto di una riga e di un compasso. Quando i popoli ricompresi in quelle figure geometriche si liberarono dal colonialismo, piombando direttamente nel mito dei nazionalismi, scontarono quella nascita “artificiale”.
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