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Sabato 11 gennaio 2025

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Una solidarietà che è consolazione

Non spaventarsi della propria umana fragilità perché questa è condivisa, abitata e salvata da Dio

Cuneo

La Guida - Una solidarietà che è consolazione
Margareth Dorigatti, Battesimo del Signore

Margareth Dorigatti, Battesimo del Signore

Is 40, 1-5.9-11; Sal 103; Tt 2, 11-14; 3,4-7Lc 3, 15 – 16.21-22

Il tempo del Natale si conclude con la festa del Battesimo di Gesù e la liturgia presenta un testo di Isaia caratterizzato dal tema della consolazione: «Consolate, consolate il mio popolo, parlate al cuore di Gerusalemme».
Ad Israele che è in esilio in Babilonia, ad un popolo che è desolato, per bocca del profeta il Signore fa arrivare a Israele questo messaggio: «Io sono il tuo Consolatore». «Ecco il vostro Dio!»: Colui che consola.
E vediamo che il Messia atteso, il Veniente che il Battista annunciava più forte di lui, che avrebbe battezzato non nelle acque del Giordano ma in Spirito e fuoco, quando giunge sulla scena va anche lui a farsi battezzare. Senza nessuna volontà di distinzione dai peccatori, mescolato alla folla anonima, in fila tra uomini e donne, questo Veniente si fa immergere da Giovanni: con il popolo, in mezzo al popolo, uno del popolo. Questo il primo gesto della vita pubblica di Gesù: non una predicazione, non un miracolo, non una gloriosa epifania che potesse meravigliare i presenti, ma un gesto umano di umiltà, di sottomissione a Dio e di totale solidarietà con i peccatori.
«Ecco il vostro Dio», annunciava il profeta. Questo è il «segno» del Dio che viene: la solidarietà con l’umanità.
Tutti i vangeli ricordano questo evento posto all’inizio del ministero di Gesù.
Luca, ha una sua peculiarità: annota che Gesù riceve il battesimo mentre sta pregando, cioè sta invocando il suo Dio e Padre.
Il terzo vangelo è quello che di più sottolinea un Gesù in preghiera.
Preghiera che è anzitutto la predisposizione di sé all’accoglienza della Parola e dello Spirito di Dio. Gesù, dunque, si fa immergere da Giovanni ma soprattutto prega, fa sì che tutto il suo essere diventi dimora dello Spirito santo. La preghiera è disponibilità ad accogliere la discesa dello Spirito e ad ascoltare la voce del Padre.
E le parole «Tu sei mio figlio amato» sembrano quasi una conferma del Padre per la solidarietà del Figlio con gli uomini: è questo il suo progetto di salvezza, è questa la via di Dio.
La comunione di Gesù con il Padre si manifesta proprio quando il Figlio esprime la sua solidarietà con l’umanità.
Cammino che va dall’immersione nelle acque del Giordano fino all’immersione nelle acque della passione e della morte. E anche nell’ora della morte Gesù sarà come uno di noi, annoverato e crocifisso tra due malfattori e perciò solidale con i peccatori, come lo era stato per tutta la vita. Li aveva preferiti ai presunti giusti, facendosi battezzare insieme ai peccatori e morendo in croce tra due malfattori.
Alla luce di questo brano, la consolazione è allora non spaventarsi della propria umana fragilità perché questa è condivisa, abitata e salvata da Dio.
«Egli è venuto per insegnarci a vivere» (Tt 2, 12): la consolazione non è fatta solo di parole, ma è solidarietà con gli uomini, soprattutto con chi fatica.
La consolazione, è uno dei modi per narrare e vivere la gioia cristiana.

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