In Piemonte mancano mille medici di base ma un terzo dei posti disponibili per il triennio di formazione in medicina generale è rimasto vacante. È questa una delle contraddizioni della sanità piemontese che in più megli ultimi anni ha subito una drastica riduzione del numero di medici di medicina generale disponibili a causa di numerosi pensionamenti non adeguatamente compensati da nuove assunzioni. Tale situazione è stata ulteriormente aggravata dal significativo incremento della popolazione anziana e delle patologie croniche, che necessitano di un’assistenza continua e territoriale.
Se ne è parlato oggi in consiglio regionale con le risposte dell’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi, rispondendo all’interrogazione di Sarah Disabato dei 5Stelle.
“Abbiamo bandito una prova concorsuale – ha detto Riboldi – dove dei 228 candidati alla prova si sono presentati solo in 127. È stato abolito il punteggio minimo delle sessanta risposte esatte per il superamento della prova e l’ammissione al corso di formazione, per cui tutti i candidati hanno superato la prova. Nelle Asl piemontesi è stato elaborato un sistema di copertura assistenziale che consiste nell’impiegare i medici del numero unico di assistenza primaria ad attività oraria, ex guardia medica, per quelle attività che normalmente sarebbero di competenza dei medici di medicina generale, come ad esempio la compilazione delle impegnative. Si tratta di un problema esteso a tutte le aree del nostro territorio, frutto di una cattiva programmazione in relazione ai pensionamenti e al numero chiuso in Medicina, è un’emergenza nazionale che non può essere risolta solo dalla Regione, noi possiamo mitigarla”.
Il problema è davvero pesante, soprattutto in un territorio come quello piemontese, e cuneese in particolare, di aree marginali di montagna e periferiche con pochi mutuati e persone sempre più anziane per cui non si riesce a garantire un’assistenza sanitaria adeguata e diffusa, con conseguenze gravi sul diritto alla salute di molte persone, specialmente quelle anziane e con difficoltà di mobilità.
“Un esempio – ha detto al Disabato – è quanto accade nella borgata collegnese di Savonera, che dal primo ottobre ha perso uno dei due medici di base storicamente presenti: oggi, metà degli abitanti è priva di assistenza medica di base”