A pochi minuti dal centro abitato cittadino, sulla collina buschese dell’Eremo di Belmonte, si trovano le cave di alabastro, pietra ornamentale molto apprezzata nell’architettura piemontese per gli interni di edifici nobiliari e chiese. Il sito presenta canyon artificiali di larghezza variabile dai 2 ai 4 metri e un’altezza a perdita d’occhio. L’estrazione del prezioso alabastro è stata molto importante per il territorio ed ha avuto il suo massimo impiego tra il 1700 e 1900. L’alabastro rosa, con le sue striature uniche, veniva estratto da queste “gole” nella collina e per anni è stato utilizzato per rivestimenti ornamentali e decori. La presenza attuale di fori nella roccia ancora ben visibili sono la testimonianza dell’attività estrattiva e dell’utilizzo di cariche esplosive. Percorrendo le aperture nella collina è possibile osservare i colori unici della roccia, rappresentati da argille e calcare, con la continua azione erosiva dell’acqua e del vento, il tutto ricoperto in gran parte da arbusti e vegetazione. L’altezza delle aperture nella roccia, corrisponde a circa un centinaio di metri, con larghezze di circa 1,5 fino a 4,5 metri per profondità dai 25 ai 90 metri circa.
Nel volume “L’alabastro di Busca tra arte e scienza”, pubblicato nel 2016 grazie a una collaborazione tra il dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino e il Comune di Busca, per lo studio e la valorizzazione delle cave di alabastro, gli autori Emanuele Costa e Alessandra Marengo, con un taglio deliberatamente divulgativo, tracciano la storia dell’alabastro di Busca, dei suoi usi e della sua importanza da un punto di vista scientifico. Dalle ricerche svolte risulta che il cosiddetto alabastro (o Onice) di Busca, risulta una roccia singolare da un punto di vista geologico e di cui è stato fatto ampio utilizzo nei secoli come pietra ornamentale. Sono emersi anche due aspetti che si sono rivelati più stimolanti: la particolarità (quasi unica) della cava da cui veniva estratta la roccia e la sua effettiva classificazione petrografica. La cava costituisce un caso particolare nel Nord Italia, poiché in realtà si tratta di un antico sistema di grotte giunto allo stadio finale del proprio “ciclo vitale”; è risultato quindi interessante studiarne i meccanismi di genesi, indagando sulla sua evoluzione e sui fenomeni che hanno portato alla deposizione del materiale, che è stato poi estratto come pietra ornamentale.
Il fatto che dove ora è collocata la cava esistessero anticamente delle grotte, ha portato a una constatazione che, per quanto intuitiva (per gli addetti ai lavori), ha implicazioni per nulla banali. In ambito geologico, sono definite come speleotemi le concrezioni cristalline che si depositano all’interno di una grotta (appartengono a questa categoria, ad esempio, stalattiti e stalagmiti). Nella pubblicazione vengono descritte le cave, che costituiscono un sito di potenziale e rilevante interesse geoturistico, e si illustrano i metodi con cui si studia l’alabastro buschese dal punto di vista minero-petrografico e geologico. Il libro può essere preso in prestito gratuitamente in biblioteca, aperta al martedì dalle 9 alle 12.30; dal martedì al giovedì dalle 15 alle 18.30; al venerdì dalle 9 alle 13, tel. 0171.948621 o mail biblioteca@comune.busca.cn.it. Le cave di alabastro di Busca si trovano su un terreno di proprietà privata, che viene occasionalmente aperto agli esperti e a piccoli gruppi autorizzati e accompagnati: è possibile raggiungerle a piedi o in mountain bike. Ogni seconda domenica del mese, da maggio a ottobre, si organizzano escursioni alle cave di alabastro con accompagnatore naturalistico. Le comitive partono alle ore 9,30 e alle 15. Costo: 10 euro. Occorre la prenotazione a ecomuseobusca@gmail.com al venerdì dalla ore 10 alle 12 al numero 371.5420602. Le date sono: 12 maggio, 9 giugno, 14 luglio, 11 agosto, 8 settembre, 13 ottobre.