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Domenica 24 novembre 2024

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A Vinadio un Forte che “abbraccia” il paese

Quattromila persone per costruire uno dei migliori esempi di ingegneria tecnica e militare del Piemonte

La Guida - A Vinadio un Forte che “abbraccia” il paese

Chiunque arrivi oggi a Vinadio rimane impressionato dalla possente mole del Forte Albertino, che caratterizza buona parte del centro storico. Re Carlo Emanuele III aveva pensato di rafforzare il sistema difensivo della Valle Stura già nel 1744, durante la guerra con i Franco-Spagnoli, ma bisognerà aspettare la fine del secolo per la decisione definitiva. Re Carlo Alberto scelse infatti Vinadio come località strategica da fortificare: lo sbarramento aveva infatti la funzione di difesa e di controllo per il transito lungo la Valle Stura, ma anche lungo le vallette laterali che la collegano con la Francia. Venne progettato dall’ingegner Barabino, con interventi degli ingegneri Chiodo e Racchia. Nella realizzazione del Forte, rischiò di essere abbattuta addirittura la chiesa parrocchiale dedicata a San Fiorenzo e fu risparmiata solo grazie all’intervento del sovrano, come ricordo e ringraziamento fu collocata una lapide ancora visibile nella navata destra. Vennero invece sacrificate ben 42 abitazioni, il cimitero e la confraternita di Sant’Anna. I lavori per la costruzione del Forte presero il via il 24 agosto 1834 e durarono fino al 1847. Fu un cantiere di proporzioni gigantesche, che impegnò fino a 4000 persone (provenienti soprattutto da Biellese e dal Bergamasco) per la costruzione di quello che è considerato uno dei migliori esempi di ingegneria e tecnica militare secondo in Piemonte solo al Forte di Fenestrelle. La lunghezza complessiva delle mura è di circa 1.200 metri e in alcuni punti l’altezza supera i 18 metri con uno spessore alla base di 2 metri. Va detto che il gigantesco complesso non fu mai teatro di importanti eventi bellici. Al momento della conclusione del cantiere il fronte nemico si era spostato verso l’Austria. I successivi eventi politici – che portarono il regno sabaudo all’alleanza con i Francesi – furono la causa del mancato armamento del forte. Nel 1862 fu utilizzato come carcere per i Garibaldini fermati in Aspromonte per impedire l’avanzata su Roma. Nel 1939 fu in parte rimesso in funzione come sbarramento di fondovalle.

Doppio fossato e ponti levatoi

Il Forte si articola su diversi fronti: il fronte superiore è costituito principalmente dalle casematte, da postazioni di difesa dell’artiglieria, il fronte d’attacco è invece posto lungo la via principale di accesso al colle della Maddalena e insiste sul centro abitato, qui erano schierati cannoni, obici e altri pezzi di artiglieria. È cinto da un doppio fossato superabile solamente tramite ponti levatoi. È servito internamente da tre livelli di camminamenti e da corridoi di collegamento, il tutto per una percorrenza di circa decine di chilometri. Negli anni Ottanta del XIX secolo, dopo la firma della Triplice Alleanza, Vinadio dovette però adeguarsi alle nuove richieste di difesa del territorio, necessarie alla luce dell’evoluzione tecnica delle artiglierie e della strategia militare. Vennero allora realizzate le due batterie esterne del Neghino e del Sarziera, in grado di ampliare il raggio di azione dai tre ai cinque chilometri. Le opere furono poi ulteriormente rafforzate dalla costruzione di altre postazioni difensive e ricoveri nelle valli laterali. Oggi, numerosi percorsi e sentieri conducono alle strutture militari che nel corso del tempo vennero ad aggiungersi al Forte Albertino: la batteria Piroat, realizzata nel 1897, schierava sei cannoni ed era dotata di due pozzi comunicanti attraverso un sistema di montacarichi con i depositi sotterranei; di qui partiva una galleria di oltre 100 metri che conduceva al laboratorio cariche e alla polveriera. La batteria Serziera costruita tra 1885 e 1887, dotata di cannoniere puntate su Valle Fredda da un lato e su Vinadio dall’altro. Ma il più interessante è certamente il Forte Neghino, struttura di forma ellittica in muratura articolato su due piani; costruito nel 1875, esso aveva il compito di difendere il vallone di Neraissa. Cinto interamente da un fossato, vi si accedeva mediante ponte levatoio. Era armato da obici, ma le feritoie sono state murate nel dopoguerra quando la struttura fu adibita a ricovero per i pastori.

Luogo di identità culturale

Negli anni ‘50 il complesso fu dismesso dall’amministrazione militare e abbandonato. Dopo alcuni importanti interventi di restauro, grazie al contributo della Regione, del Comune di Vinadio, dell’associazione Culturale Marcovaldo (fino al 2016) e della Fondazione Artea (a partire dal 2017) il Forte è tornato ad essere un luogo di identità culturale che ospita allestimenti permanenti con installazioni multimediali e percorsi per scuole e famiglie.

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