Venerdì 18 ottobre, alle 9.30, presso la sede della Facoltà di Agraria di Cuneo, si è tenuto un convengo dal titolo “Reaction: i residui da scarto a risorsa per il castagno”, legato ad un progetto di ricerca finanziato dal Psr della Regione Piemonte.
L’evento è stato organizzato dal Disafa – Unito (Dipartimento di Scienze agrarie e forestali e alimentare Università di Torino) che ha seguito la sperimentazione in campo, in collaborazione con Uncem, Provincia di Cuneo e Città di Cuneo.
Ha introdotto i lavori Maria Gabriella Mellano, referente del progetto del Disafa, a cui sono seguiti i saluti istituzionali della sindaca di Cuneo, Patrizia Manassero, del presidente della Provincia di Cuneo, Luca Robaldo, dell’assessore regionale all’Agricoltura, Paolo Bongioanni e del presidente di Uncem, Roberto Colombero.
Gianfranco Peano, responsabile di Legambiente Cuneo, è intervenuto per consegnare al Disafa la bandiera verde di Legambiente, legata al progetto oggetto del convegno.
“Abbiamo deciso di assegnare la bandiera verde al progetto Reaction – dice Gianfranco Peano -, visto come innovativo e sostenibile, che va a valorizzare i residui colturali dei castagneti per migliorare la fertilità del suolo, contro gli abbruciamenti”.
Sono seguiti gli interventi dei ricercatori universitari di Disafa (Beccaro/Salvino/Pintaldi/Giraudo/Giunta/Gallizia), legati alla sperimentazione relativa alle differenze tra l’abbruciamento dei residui colturali del castagno, foglie e ricci, rispetto alle pratiche di compostaggio o altre tecniche per valorizzarne le proprietà di apporto al terreno di matrici organiche. La trinciatura e il compostaggio sono meglio dell’abbruciamento? I vantaggi dello sminuzzamento dei residui colturali o la produzione di compost sono sicuramente importanti per il terreno, rispetto alla bruciatura, si migliora l’apporto di sostanza organica e anche la produttività delle piante di castagno.
Ci sono delle problematiche legate all’applicazione pratica di tali operazioni colturali, legate alle pendenze dei terreni nelle zone di montagna, oltre all’adozione di macchine idonee e alla sostenibilità economica per gli operatori agricoli.