È proseguito al tribunale di Cuneo il processo a carico di quattro ex dipendenti del supermercato Big Store di Madonna dell’Olmo, accusati di essersi appropriati di merce perfettamente integra ma da loro stessi collocata nell’area del magazzino destinato alla merce danneggiata e non più vendibile. Gli episodi ripresi dalle telecamere piazzate dai Carabinieri nel piazzale del magazzino sarebbero 14 tra aprile e giugno 2019. A processo sono finiti A. A., A. M., G. D. e V. P., mentre altri due imputati hanno scelto altri riti. In aula hanno deposto i Carabinieri che hanno svolto le indagini e l’allora responsabile del settore grocery del supermercato della catena Dimar. Tra la merce ancora perfettamente buona e messa via come fosse danneggiata – e successivamente caricata e portata via sulle auto degli imputati – c’era un po’ di tutto: bevande, cassette di frutta e verdura, pasta, anche piante in vaso. Tra i tanti modi per mascherare la sottrazione della merce, secondo l’accusa ci sarebbe anche stato il sistema delle donazioni a enti pubblici. In particolare nell’indagine erano finite anche due lettere a firma del parroco di San Biagio, direttore della locale scuola dell’infanzia; in una si chiedeva al supermercato un sussidio di materiale per la mensa e nell’altra si ringraziava per le bevande ricevute. Il parroco aveva disconosciuto la sua firma in calce a quelle lettere, un mistero risolto nel corso dell’ultima udienza in cui ha deposto l’allora consulente amministrativo della scuola il quale ha spiegato che a settembre del 2019 A. A., padre di una delle alunne della scuola, si era presentato da lui per ricordare che pochi mesi prima, per la festa di fine anno, lui aveva donato delle bevande che provenivano dal supermercato: “Mi disse che il supermercato donava merce non più vendibile ma ancora commestibile e che era opportuno scrivere una lettera di ringraziamento per la donazione ricevuta per la festa di fine anno; dovevo anche scrivere la lettera di richiesta di quella merce e dovevo retrodatarla al mese di maggio. La lettera è firmata dal parroco ma l’ho scritta io, ho sbagliato nel sottovalutare la situazione, ma era la prima volta che scrivevo una lettera di richiesta di materiale, da noi tutto arriva grazie alle donazioni delle famiglie. Non abbiamo mai chiesto sussidi. Poi tutto è stato chiarito e archiviato”. In seguito all’inchiesta è cambiata anche la procedura per donare merce a enti pubblici o privati che ne facciano richiesta: “Prima se ne occupava il direttore che dava mandato a responsabile – aveva spiegato il responsabile del settore alimentari -, ora invece è il responsabile marketing che se ne occupa facendo arrivare al punto vendita la merce da donare. In ogni caso non erano i magazzinieri a occuparsene”. Nell’udienza del 13 febbraio parleranno gli imputati e poi i testimoni di difesa.