Il 2023 ha confermato il trend negativo di carenza idrica che perdura da diversi anni mettendo a dura prova la capacità della vite di resistere a condizioni di siccità sempre più frequenti, con inverni quasi senza neve ed estati scarse di precipitazioni. Per il 2024 si vedrà.
In aggiunta, l’annata è stata segnata dall’estesa grandinata di inizio luglio, con danni per molte aziende; per chi l’ha scampata, il raccolto ha premiato l’impegno e la professionalità nel lavoro. Le piogge cadute a maggio hanno favorito la produzione sotto ogni profilo, non riuscendo però a colmare il deficit idrico.
Seppur l’estesa grandinata di inizio luglio abbia apportato gravi perdite nei vigneti colpiti, la poca uva salvatasi è arrivata a maturazione senza particolari problemi, complici le condizioni atmosferiche stabili e la corretta gestione del vigneto.
Si è arrivati alla vendemmia in un contesto di siccità diffusa con qualche pioggia benefica caduta solo a fine agosto che ha favorito una regolare maturazione dei grappoli, garantendo un tenore zuccherino equilibrato.
La vendemmia è iniziata alla metà di agosto per le varietà precoci, in leggero ritardo rispetto allo scorsa annata risultata estremamente anticipata. Per il Dolcetto si è atteso settembre, mentre per Barbera e Nebbiolo si è andati dopo la metà e la fine di settembre.
La produzione si è attestata su un aumento medio del 5% rispetto all’anno precedente, variabile da zona a zona. L’andamento climatico stagionale ha favorito la maturazione di grappoli sani, con una bassa carica di patogeni, offrendo nel complesso una vendemmia di qualità, capace di regalare prodotti che in cantina si rivelano ottimi.
Per quanto riguarda le malattie, si è osservata una recrudescenza di “mal dell’esca” e flavescenza dorata; l’oidio ha fatto la sua comparsa a fine luglio, mentre la Peronospora ha avuto una recrudescenza importante tra fine giugno e inizio luglio.
Sul versante mercato, nel primo semestre dello scorso anno si è registrata una frenata dei volumi e delle vendite interne che sono risultate in calo, specie nella grande distribuzione, dopo la crescita che era stata segnata negli anni scorsi, con la pandemia.
Si è assistito, inoltre, a un rallentamento sull’export con una riduzione dei volumi pari all’1,4% a cui si affianca un -0,4% del fatturato, in controtendenza rispetto agli ultimi anni che avevano abituato gli operatori a una crescita.
A tutto ciò si aggiunge l’incertezza data dalla congiuntura economica globale, aggravata nel dopo-Covid da nuove tensioni internazionali, cui si sono aggiunti i problemi della “polveriera” del Medio Oriente, con ripercussioni non ancora pienamente prevedibili nei loro sviluppi.
Altri importanti aspetti di cui tener conto sono la minor capacità di spesa a causa di congiuntura economica, inflazione, etichettatura scoraggiante, lobby e campagne anti-alcool, aumento delle tasse (sono stati incrementati i dazi in Russia, Regno Unito, Norvegia, Svezia) e magazzini ancora pieni di scorte.
Una situazione evidenziata già nel 2022 è rappresentata dai rincari che si riflettono sui prezzi dell’uva.
Coldiretti ha invitato la filiera a cercare equilibrio con una contrattazione immediata tra viticoltore cedente e acquirente trasformatore, per giungere a un prezzo finale da subito pattuito in vendemmia, anziché attendere l’indicazione di fine campagna, di qualunque provenienza.