A Mondovì Piazza, nella Borgata di Santa Croce, nelle vicinanze della porta di Vico, sorge la Cappella di Santa Croce. L’edificio si compone di un’aula unica di modeste dimensioni, preceduta da un piccolo portico. La Cappella esisteva già nel 1297 e apparteneva al convento dei Domenicani, distrutto nel XVI secolo. In origine era un piccolo edificio a pianta quadrata coperto con volte a crociera ogivali. Nel 1745 fu impropriamente chiamata Cappella di San Magno, in occasione di un’epidemia di peste bovina. Nei secoli XVII – XVIII venne ampliata con un portico antistante l’ingresso e un campanile a pianta quadrata. Gli affreschi contenuti al suo interno sono datati 1450 – 1470 a sono attribuiti ad Antonio Dragone del Monteregale. Il ciclo pittorico ricopre per 55 metri quadrati le pareti e la volta della Cappella e si presenta come un’elevata iconografia particolarmente originale e rara per i temi trattati e la ricchezza di figure simboliche che rappresentano un unicum, nell’ambito del Gotico piemontese. Nell’opera si notano influenze dello Jaquerio e si riconoscono elementi di continuità con gli affreschi della chiesa di N.S. della Monta di Molini di Triora (Imperia).
L’edificio si presenta molto semplice, con la struttura architettonica tipica delle cappelle campestri dell’epoca e del luogo. L’affresco sulla parete dietro l’altare rappresenta la “Croce vivente” o “Croce brachiale” perché la Croce presenta i bracci che terminano con mani. Il braccio orizzontale termina con la mano destra che tiene la chiave del Paradiso e incorona la Chiesa che sorregge un modellino della basilica di Assisi, alle sue spalle la Madonna; la mano sinistra regge la una spada con cui trafigge la Sinagoga che cavalca un caprone acefalo, alle sue spalle Eva. Il braccio superiore con la mano regge una chiave che apre la porta della Città Celeste; quello inferiore è mutilo, ma doveva aprire la porta del Limbo. Ai lati della Croce si trovano San Gregorio Magno e San Bonaventura, altri interpretano questa figura come quella del Beato Pietro del Lussemburgo. Le quattro vele della volta raffigurano Cristo Pantocratore, la flagellazione, la salita al Calvario, la deposizione dalla croce. Nell’arcone di apertura, a sinistra San Domenico e Santo Stefano, e a destra San Francesco e San Lorenzo.
Tutti entro edicole gotiche cuspidate. La parete destra della cappella raffigura il “Cristo di Pietà”: un grande trionfo araldico con gli strumenti della Passione, detto anche “Visione di San Gregorio”, al di sotto una fascia con sei tondi con i volti di apostoli. Al di sotto, in una nicchia, un’immagine di Sant’Elena che ritrova la Croce. La parete sinistra della Cappella ha una “Risurrezione”, sotto la fascia con altri sei volti di apostoli e ancora al di sotto, in parte sovrapposto, un dipinto posteriore con la Vergine col Bambino circondata da San Pietro da Verona e San Bernardino da Siena. La lunetta ospita la rappresentazione della Resurrezione di Cristo che, in tunica bianca, e poggiante il piede destro sull’orlo del sepolcro scoperchiato, esce dalla tomba impartendo la benedizione reggendo un vessillo rosso – crociato, mentre i soldati sono vinti dal sonno. Tra i costoloni decorati e un rosone a spicchi, la volta a crociera ogivale propone nelle quattro vele il Cristo Pantocratore in mandorla, circondato da angeli nell’atto di mostrare le piaghe; la deposizione con la consegna del corpo di Cristo alla Madre, alle Pie Donne e a San Giovanni nel contesto di un paesaggio montagnoso popolato da una ricca fauna; la salita al Calvario con due personaggi reggenti trombe ornate da drappi effigiati con la sagoma di un drago alato; la flagellazione con Cristo alla colonna sotto un’elegante edicola merlata.