La chiesa della Confraternita di Santa Croce (ora di proprietà della parrocchia M.V. Assunta di Sant’Albano Stura) fu costruita dall’architetto Nicolis di Robilant attorno al 1750 sul precedente Oratorio dei Disciplinati di Santa Croce, eretto vicino alla torre comunale alla fine del ‘500. L’architetto fu attivo nella seconda metà del Settecento nel Cuneese ed in particolare nel territorio di Sant’Albano, Carrù, Margarita. A Sant’Albano dimorò in una casa tuttora denominata “palazzo di Robilant”, allora adiacente al luogo in cui venne edificata la chiesa. L’edificio ha una pianta ad aula unica, con tre altari sovrastati da tele molto danneggiate (ad opera probabilmente dei pittori Toscanelli e Barelli), finestre contornate da festoni e ghirlande floreali, volta centrale decorata da una colomba ed angeli, pavimento in piastrelle di cotto e facciata in cotto rustico. Il campanile riprende il motivo decorativo della facciata con lesene e colonnine.
La paternità dell’opera, assegnata al Conte Nicolis di Robilant è certa; tale notizia è desumibile da alcune note descritte in un libro dei Conti conservato (incompleto) presso l’Archivio della Curia Vescovile di Mondovì e relativo alla parrocchia di Sant’Albano Stura. L’inizio dei lavori, che interessò un’area centrale dell’abitato, in prossimità della dimora del Conte e della cappella di Sant’Antonio, della quale non esistono più tracce, non è invece certo.
Ha una bella facciata in cotto rustico, l’interno è rifinito con intonaci chiari. Il campanile è di linee eleganti e snelle. Nel 1530 i disciplinanti fossanesi e, pochi anni dopo, tratti dal loro esempio, i santalbanesi, posero le fondamenta del loro oratorio, che venne costruito nel centro dell’abitato, in prossimità della torre comunale. L’edificio, nelle sue linee architettoniche, presenta notevoli analogie con la chiesa di San Sebastiano di Carrù, mentre le lavorazioni esterne, (uso del mattone, della calce) e la scelta di alcuni dettagli decorativi, richiamano molti dettagli del campanile di Margarita, opera coeva dello stesso autore. Sempre per analogia con il San Sebastiano di Carrù, si potrebbe attribuire l’opera pittorica dell’interno al pittore Toscanelli e la decorazione degli altari al Barelli.