Per l’accusa aveva cercato di ricattare la cugina estorcendole del denaro per evitare la diffusione di alcune sue foto personali e per questo motivo H. A., di nazionalità marocchina, è stata rinviata a giudizio con l’accusa di tentata estorsione. Prima di questi fatti risalenti ai primi mesi del 2021, le due donne erano state in buoni rapporti, tanto da convivere per brevi periodi, sia a Parigi dove all’epoca viveva l’imputata, sia a Cuneo a casa della parte civile costituita in giudizio. H. A. era venuta a cercare lavoro perché voleva stabilirsi in Italia, qui avvenne il tentativo di estorsione, quando a gennaio 2021 sarebbe arrivata la richiesta di denaro per evitare la diffusione di quelle foto: “Non avrei mai immaginato che mi avesse scattato foto sia a casa sua sia a casa mia; disse che voleva 3-4.000 euro. Aveva anche mandato un video a mia sorella dicendo che il suo telefono era pieno di foto e che sarebbero state messe su Internet”. Secondo la parte civile i rapporti con la cugina si sarebbero deteriorati quando dopo essersi sposata con un uomo conosciuto a Cuneo, H. A. tornò per alcuni giorni a Parigi: “Ci andò da sola e io le dissi che non mi sembrava opportuno. Da quel momento è scoppiata la guerra. Mi accusò anche di aver inviato le foto del suo matrimonio al suo ex in Egitto mentre lei non voleva che si sapesse. Io in realtà al matrimonio non ero neanche andata”. La richiesta di soldi in realtà non è mai stata negata dall’imputata che si è difesa sostenendo che quel denaro le era stato richiesto dalla cugina per aiutarla a regolarizzarsi in Italia e trovare un lavoro, cosa che però non avvenne. Per l’accusa, la registrazione della conversazione in cui l’imputata diceva alla cugina di portare i soldi in un borsone alla Croce Rossa, oltre alle testimonianze che l’avevano descritta come una donna particolarmente attaccata al denaro, erano prova della colpevolezza dell’imputata per la quale è stata chiesta una condanna a due anni e sei mesi di reclusione e 500 euro di multa. Richiesta a cui si è associata la parte civile sostenendo quanto fosse strano che una persona che esige la restituzione di un prestito scelga una modalità di consegna del denaro così sospetta. Per la difesa invece quella richiesta di restituzione di denaro era solo un modo per chiudere definitivamente un rapporto con la cugina diventata ormai troppo invadente. La difesa ha rilevato anche l’anomalia di una estorsione “a offerta libera”, poiché in nessuna conversazione fra le due donne è stata trovata traccia della quantificazione del denaro preteso per evitare poi la diffusione su Facebook di foto che non avevano nulla di compromettente; foto in cui le due donne guardavano sorridenti nell’obiettivo o ballavano, foto che sarebbero poi state prodotte dalla stessa parte civile a dimostrazione che non c’era collegamento tra le foto e la richiesta di denaro. Presentate le conclusioni delle parti, il processo è stato rinviato al 20 settembre per le repliche e la sentenza.