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Lunedì 23 dicembre 2024

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Il Mab, strumento di crescita culturale delle comunità di Cuneo-Fossano

L’acronimo fa riferimento al Museo, all’Archivio e alla Biblioteca diocesani che vengono promossi e valorizzati in maniera integrata e con progettazione condivisa

La Guida - Il Mab, strumento di crescita culturale delle comunità di Cuneo-Fossano

Da diverso tempo, ormai, la sigla Mab compare nei progetti culturali della diocesi di Cuneo-Fossano, ma cosa significa e cosa sottende questo acronimo? “Mab” è una sigla che prende in prestito le iniziali dei tre principali istituti culturali diocesani: Museo Archivio Biblioteca. In realtà, però, è molto di più dell’unione di tre poli distinti per collocazione e gestione: si tratta di un vero e proprio sistema di coordinamento e progettazione condivisa, volto a promuovere le interazioni e gli scambi tra istituti già naturalmente connessi. Attraverso azioni congiunte e trasversali è infatti possibile promuovere il patrimonio culturale in maniera integrata, creando collegamenti tra i diversi ambiti disciplinari, arricchendo così la narrazione della storia e della devozione locali che vengono messe a disposizione di tutti. In questo senso, la diocesi attraverso il Mab è chiamata a custodire e valorizzare una grande eredità articolata sui poli cittadini di Cuneo-Fossano, differenti per consistenza e caratteristiche formali, ma accomunati da un alto valore dal punto di vista della storia delle comunità territoriali oggi unite. Nel concreto il Mab opera attraverso un direttore nominato dal Vicario generale (Laura Marino) che agisce sotto l’alta direzione dei referenti diocesani per musei, archivi e biblioteche (don Gian Michele Gazzola e don Davide Pastore) e in sinergia con il Delegato vescovile per i beni ecclesiastici e l’edilizia di culto (Igor Violino). In particolare, sulla città di Cuneo sono tre i poli culturali a cui si fa riferimento.

Il Museo Diocesano San Sebastiano, secoli di storia nel cuore della città

Negli ultimi anni Cuneo ha vissuto una trasformazione notevole che ha visto la rinascita del centro storico intorno all’elegante Contrada Maestra, divenuta isola pedonale. Proprio nella parte più antica della città sorge il Museo Diocesano San Sebastiano, inaugurato nel 2012. Il Museo, in Contrada Mondovì, è allestito all’interno dei locali della Confraternita di San Sebastiano. Esso racchiude racconti di arte e di fede, di storia e di amore per il prossimo, di vita e di un profondo legame con il territorio che lo circonda. Il suggestivo percorso di visita si snoda, seguendo un percorso cronologico, partendo dal sottosuolo – sede di un’antica polveriera – alle sale superiori che testimoniano la devozione prima a San Giacomo e poi a San Sebastiano, alla turbolenta fase napoleonica con le soppressioni degli ordini religiosi, fino alla nascita della diocesi nel 1817. Suggestivi affacci sulla chiesa di san Sebastiano permettono di godere di scorci unici e inaspettati con gli occhi del visitatore, mentre lo spazio dell’aula rimane aperto ai fedeli che entrano dall’ingresso sulla contrada.

Le tematiche sono illustrate attraverso opere che vanno dal XVII al XIX secolo, integrate da video e installazioni multimediali che danno voce ai personaggi protagonisti della storia locale: il percorso offre diversi livelli di lettura sull’evoluzione urbanistica della città, l’avvicendarsi delle pratiche devozionali, i cambiamenti del contesto storico e artistico del Piemonte sud-occidentale. Questo “viaggio nel tempo” termina con il passaggio negli ambienti storici del complesso: la Sala del Consiglio, riallestita con l’arredo originale, la sacrestia, ancora utilizzata e ricca di suppellettili per la liturgia, il coro in cui i confratelli sedevano per assistere alle celebrazioni. Oggi il museo si occupa di dialogare con il mondo contemporaneo e di tramandare la memoria dei secoli passati attraverso laboratori didattici rivolti alle scuole, alle parrocchie, alle famiglie. Particolare attenzione è rivolta all’inclusione e all’accoglienza, con attività specifiche pensate per persone con fragilità e disabilità e spazi dedicati ai visitatori più piccoli, per fare del museo un luogo aperto a tutti.

L’Archivio Diocesano memoria per un cammino maturo della Chiesa locale

Si assiste oggi alla contraddizione di una scarsa cura per allenare la memoria delle persone, mentre i dati memorizzati nei computers acquistano valore esponenziale e sono la base dell’intelligenza artificiale. Quasi come pensare di accumulare tanti frutti senza più curarsi delle nuove piante che dovranno portarne per il futuro. Nella Chiesa, fondata sulla trasmissione del Vangelo vissuto da Gesù Cristo da due millenni, questa perdita di memoria è parte dell’attuale aridità delle decantate radici cristiane. I registri degli archivi ecclesiastici servono quasi solo a vanitose ricerche genealogiche.
La Cei afferma che i beni culturali “svolgono un servizio ecclesiale primario per la promozione della cultura sul territorio, sia nelle diocesi, che nelle parrocchie, nelle comunità religiose”. L’Archivio Diocesano sta conservando al meglio le carte dove sono le tracce della memoria; resta la sfida di leggerle per far circolare pensieri e vita che esse testimoniano.

La Biblioteca Diocesana per il dialogo nella cultura della solidarietà

La secolare biblioteca del Seminario di Cuneo, formatasi con la Diocesi a partire dl 1817, su indicazione della Conferenza Episcopale Italiana è diventata la base della Biblioteca Diocesana, istituita dal vescovo Natalino Pescarolo del 19 marzo 2003. La sede è rimasta nel Seminario, ora nuova Curia; vennero aggiunti la biblioteca vescovile e poi i lasciti di sacerdoti e di associazione e case religiose, fino ai circa 100.000 volumi, tra cui alcuni incunabuli, cinquecentine e molte riviste. Il documento programmatico della Cei del 1992 così presenta le Biblioteche Diocesane: “Esse hanno un eccezionale valore nella evangelizzazione, nella catechesi, nella promozione della “cultura della solidarietà” e del dialogo con il mondo contemporaneo”. In questo ventennio la Biblioteca Diocesana ha cercato di servire questi compiti grazie al sostegno dell’8 x mille per adeguare le attrezzature e l’entusiasmo di alcune decine di volontari.

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