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Venerdì 22 novembre 2024

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L’Università e il Politecnico di Torino sono occupate da due settimane, gli studenti chiedono lo stop agli accordi con Israele

Alcuni corsi di laurea stanno svolgendo lezione online. Le richieste degli studenti: stop alle collaborazioni con gli atenei israeliani e con le industrie belliche, trasparenza sugli accordi e presa di posizione dei rettori sulla guerra in Palestina

Torino

La Guida - L’Università e il Politecnico di Torino sono occupate da due settimane, gli studenti chiedono lo stop agli accordi con Israele

Palazzo Nuovo a Torino, sede delle facoltà umanistiche dell’Università di Torino è stata occupata dagli studenti da ormai due settimane giorni, insieme alla sede di Fisica e al Politecnico.

Le ragioni dell’occupazione, che ha portato alcuni corsi di laurea a svolgere le lezioni online riguardano la guerra tra Israele e Palestina, in particolare le collaborazioni dei due atenei (UniTo e PoliTo) con le università israeliane e le imprese dell’industria bellica. UniTo in particolare ha, nei suoi oltre 500 accordi internazionali, 9 intese con le università di Israele.

Le quattro richieste delle centinaia di studenti sono state diffuse fin dai primi giorni: “chiediamo – si legge in un comunicato diffuso dal movimento Intifada studentesca – l’interruzione definitiva di tutti gli accordi accademici tra UniTo e tutte le istituzioni, accademie e aziende di Israele; la rescissione di tutti gli accordi tra UniTo e l’industria bellica; la desecretazione e lista pubblica di tutti gli accordi tra Unito e terze parti; la presa di posizione pubblica e formale da parte del Rettore e del Senato accademico di UniTo a favore del blocco di invio di armamenti bellici ad Israele, per un cessate il fuoco totale, per l’interruzione delle operazioni militari israeliane su Rafah e Jabalia”.

L’occupazione torinese non è un caso isolato. In tutto il mondo gli studenti stanno chiedendo il cessate il fuoco; l’ondata di proteste è partita dagli Stati Uniti con l’occupazione della Columbia university, seguita dall’Università della California (UCLA) e dal City College di New York. Si sta protestando anche a Parigi, Berlino, Amsterdam, oltre che in Italia a Padova, Milano, Pisa, Firenze, Roma.

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