L’oro non è soltanto metallo prezioso. È un colore che “non esiste nello spettro della luce”, eppure offre le sue tonalità in ogni manifestazione artistica. Tanto meno è soltanto simbolo di lusso, di potere. Nella sua preziosità e lucentezza si trasfigura in simbolo di bellezza, di luminosità che sconfina nel sacro fino ai confini dell’eterno. Commentando una delle formelle del fronte dell’altare d’oro in Sant’Ambrogio a Milano, l’autrice fa notare un’iscrizione sul lato posteriore che “invita a non lasciarsi abbagliare da tanto oro e pietre preziose, ma dallo splendore ideale dell’opera e dal culto delle sacre reliquie del vescovo Ambrogio”. Alla luce di simile cambio di prospettiva l’autrice attraversa la storia dall’età paleocristiana ai giorni nostri.
Si presenta in forma di raffinata essenzialità il libretto edito da Interlinea che, presentando alcune espressioni artistiche in cui l’oro è importante elemento cromatico e figurativo, si impegna dunque anche in una lettura del senso di tali opere, cogliendone prima ancora dei singoli elementi, le suggestioni che trasmettono.
Dal mondo bizantino l’oreficeria trasmigra nella cultura artistica dell’Occidente conservando quel valore simbolico che rinvia a significati profondi, quasi subliminali. Il Medioevo è il trionfo dell’oro nei dipinti, mentre nella Controriforma sembra ritrarsi come nostalgia del divino, senso del mistero inconoscibile, spesso in dialogo plastico con l’oscurità degli sfondi sugli altari.
Si carica invece di laica sensualità nelle opere di Klimt e si incunea nelle espressioni contemporanee per “strappare il sipario della contingenza per sfondare nella dimensione dell’infinito”, scrive l’autrice a proposito di Lucio Fontana.
Una storia dorata
di Chiara Gatti
Editrice Interlinea
euro 12