Sale a quattro il numero delle borgarine centenarie o ultracentenarie. Il traguardo del secolo di vita è stato tagliato oggi (sabato 6 aprile) da Silvia Billò. A festeggiarla, a Villa Moscati (San Giovenale di Peveragno) dove vive dal 2018, c’erano i familiari e l’amministrazione comunale di Borgo San Dalmazzo con la sindaca Roberta Robbione e l’assessora Michela Galvagno.
Borgarina doc, nonna Silvia è nata il 6 aprile 1924. Il papà Francesco Billò era carabiniere, mentre la mamma Teresa Ruffino era una sarta molto apprezzata che trasmise alla figlia la passione per “taglio e cucito”. Il 15 maggio 1948 il matrimonio con Giovanni Forneris, dipendente della Musso e poi dell’Italcementi: per un periodo la coppia gestì anche la latteria di via Marconi.
Nonna Silvia ha continuato per diversi anni a fare lavori da sarta, dedicando molte energie anche ad accudire familiari e parenti: oltre ai figli, si occupò della mamma, della zia materna Maria e dello zio materno, Francesco Ruffino (“Barba Cichin”), Cavaliere al Merito del Lavoro dopo 50 anni di lavoro alla Bertello, per poi dedicarsi alle tre nipoti che ha amorevolmente accompagnato nella crescita.
Brava cuoca e appassionata di lavori a maglia, ha guidato la macchina fino agli 87 anni, girando per Borgo con la sua 500 bianca: ogni mattina, tappa in centro per un giro nei negozi, poi a Borgomercato e al cimitero e, quando possibile, alla pasticceria Audisio per un assaggio di dolci. Trovando il tempo, fin che ha potuto, per le amiche di sempre: Stella Bucher, Mariuccia “del Bras d’Or”, Palmira Bernardi, Laura Re, Elsa Bielli, Pina Bodino.
Vedova dal 1994, è mamma di Marco (ex dipendente dell’Agenzia del Territorio) e di Teresita (che ha lavorato alla Camera di Commercio). Ha tre nipoti (Lisa, 38 anni, che vive in Francia; Alice, 45, rimasta a Borgo; e Arianna, 36, da 10 a Edmonton, in Canada) e tre pronipoti (Gioele, Pietro e Jonathan).
Dotata di una bella voce, ancora oggi le piace canticchiare le canzoni imparate in gioventù, di cui ricorda perfettamente i testi: tra i suoi must, “Borgo San Dalmazzo città dei pesci fritti”, “Rondinella che dal mare torni”, “Vola colomba”. Una scorta di allegria, che evidentemente è anche un elisir di lunga vita.
