È necessario leggere le poche righe di introduzione per comprendere gli intenti che si prefigge l’autore e l’operazione narrativa sottesa a queste novelle. Ogni riferimento a persone e luoghi è assolutamente vero, ci dice l’autore.
Lo spunto viene infatti da episodi di cronaca riportati dai giornali di un’epoca compresa tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del secolo successivo. Non si spinge oltre perché, forse, avrebbe dovuto mettere a tema anche considerazioni di ordine sociologico, quale lo spopolamento delle valli, che, dice, esulano invece dai suoi interessi.
Sa raccontare l’autore. Prende il materiale dalla cronaca giornalistica e lo plasma dandogli forma narrativa. All’essenzialità della nota di cronaca, non è difficile immaginarsi quanto poco spazio potesse occupare la notizia sulle pagine del quotidiano locale, aggiunge emozioni senza però eccedere. Il compito che si assume è guidare il lettore nelle giornate che va descrivendo. Per questo più che alle singole persone dà spazio ai loro gesti, più che ai caratteri presta attenzione a quanto succede.
È gente semplice che accoglie la vita con “rispetto, pazienza e accettazione”, che non vuol dire rassegnazione, bensì consapevolezza del proprio esistere in un mondo in cui “senza l’arte di arrangiarsi non si vive”.
Per questo l’autore non si ferma a sottolineare la fatica della vita in montagna. È dato di fatto a cui non si contrappone neppure un’alternativa allettante. L’emigrazione è appena accennata. L’orizzonte è fra quelle cime molto spesso abbondantemente innevate.
È gente che “vive la propria terra e la sa decifrare”, anche se tante volte l’imponderabile è in agguato e si trasforma in tragedia. In simili occasioni rimane sempre ben chiaro in ognuno il senso di solidarietà, di aiuto disinteressato per affrontare la rabbia della natura che ha la voce dell’alluvione, della valanga, del fuoco. In questi momenti si sente “il respiro dell’’umano”.
Ritratti alpini
Gabriele Gallo
Catartica
14 euro