L’autrice usa la metafora del fuoco per introdurre al senso di questo mosaico variegato di racconti e ricordi. Intende fare come i pastori che, spostandosi da un “giass” all’altro, portavano con sé in un secchio le braci del fuoco serale pronte per essere ravvivate nella nuova sosta per pascolare il gregge.
Così anche lei conserva parole e racconti “spigolati” dal “pozzo profondo della vita infantile” o dagli incontri sui sentieri per “dare continuità a un’eredità”. Di rigore dunque il piemontese depositario, come tutte le “lingue piccole”, di una cultura ancestrale. La traduzione a fronte viene comunque in soccorso a chi, poco avvezzo al parlato popolare e familiare, vuole avvicinarsi a questo mondo.
La testimonianza di un “tornare a casa” che prende forme diverse dal viaggio verso le case dell’infanzia all’attingere al racconto che viene dal passato, al ritrovare e insieme riscoprire luoghi e persone.
Sono dunque incontri pervasi di serenità anche dove si visita il dramma come la valanga non intesa da chi da sempre ci vive all’ombra, come rischio ma come certezza, quindi attesa e preventivamente affrontata facendo scorte. Oppure come il lenzuolo regalato a Ghitin dalla regina per fare il suo corredo da sposa e molti anni dopo diventato sudario nella sua bara.
Sono oggetti che ogni personaggio ha caricato di ricordi preziosi, oggi appena sfiorati dallo sguardo discreto e commosso dell’autrice. Oggetti che popolano un mondo attraversato dal senso del mistero incarnato in un gatto che ha tutta l’aria di essere imparentato con Berlicche, dalla vita dura di chi arriva da lontano e con dignità si deve inserire in un ambiente profondamente diverso dal suo, dalla via crucis” di una madre che torna a casa (anche lei) col fardello di un figlio morto segnato da composto dolore.
C’è nostalgia, ma soprattutto c’è la sottaciuta consapevolezza di essere eredi di questo mondo. Appena si sente un filo di polemica riguardo alle illusioni di un lavoro che hanno allettato un giovane pronto però a mollare tutto e scegliere le cime nel giorno di santa Liberata, nome più che significativo. Una scelta che, guarda caso, è descritta “di nuovo” come un ritorno a casa.
Sij pass bergè
di Candida Rabbia
Editrice Zeisciu
euro 12