Una lettera aperta per fare sentire la voce di chi, da anni e con passione, coopera con quella parte del mondo che fin troppo spesso subisce le conseguenze negative di scelte politiche, economiche e finanziarie adottate dai cosiddetti Paesi del nord del mondo, ristretta minoranza capace, tuttavia, di consumare risorse e beni a velocità folle e aggravare in questo modo un divario economico e sociale non più accettabile.
È quanto hanno fatto i promotori della Campagna 070 (Focsiv, AOI-Cooperazione e solidarietà internazionale, CINI-Coordinamento italiano NGO internazionali e Link 2007-Cooperazione in rete) a pochi giorni dall’inizio della conferenza internazionale Italia-Africa organizzata dal Governo italiano a Roma, nell’aula del Senato, lunedì 29 gennaio.
Guardiamo con vivo interesse alla prossima Conferenza internazionale Italia-Africa, organizzata dal Governo italiano per il 28 e 29 gennaio, a Roma, per discutere di cooperazione insieme a capi di Stato e di Governo dei Paesi del continente africano. Ci aspettiamo una discussione aperta e approfondita, coerente con l’intenzione rivendicata dalle nostre Istituzioni di dare vita a un modello di partenariato vantaggioso per tutte le parti, lontano da logiche paternalistiche o predatorie.
Una occasione da non perdere
Attendiamo, in occasione della Conferenza, di conoscere meglio i contenuti del Piano Mattei per lo sviluppo dell’Africa, la cui struttura di governance è stata da poco confermata in Parlamento. Questo Piano suscita attenzione anche e proprio per la scelta del Governo di impegnarsi direttamente su un tema importante e complesso. Sentiamo quindi la necessità di offrire un nostro contributo di idee per il buon successo di questa iniziativa.
Sarà importante, in primo luogo, dare vita a un sistema equilibrato di programmi e di progetti per distinguere tra cooperazione allo sviluppo sostenibile in senso specifico ― quella riconosciuta dalla Legge 125/2014 come «parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia» ― e la promozione economica, che dovrebbe essere anch’essa realizzata in conformità con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Sarà importante distinguere tra la tutela dell’ambiente e l’adattamento ai cambiamenti climatici da un lato e, dall’altro, la promozione di esportazioni, investimenti e l’approvvigionamento, in particolare degli idrocarburi, e lo sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, come oggi recita il Piano Mattei.
Nella realizzazione del Piano Mattei, in coerenza con le previsioni della Legge 125/2014, l’Italia non potrà sottrarsi dal prevedere risorse adeguate, a partire dal rapido mantenimento dell’impegno assunto dall’Italia in sede ONU, ben 50 anni fa, di dedicare lo 0,70 % della sua ricchezza nazionale agli aiuti allo sviluppo, un valore che attualmente corrisponderebbe a circa 13 miliardi di dollari all’anno, contro i circa 6 miliardi di dollari per il 2022. Inoltre, l’iniziativa italiana potrà essere pienamente efficace se sarà capace di coordinarsi e di esercitare un forte effetto leva con e sugli strumenti e le risorse comunitarie nell’ambito di una nuova stagione delle politiche di sviluppo europee verso l’Africa e il Mediterraneo. Considerata la vastità dell’obiettivo è immaginabile che l’Italia possa convincere l’Unione Europea a un’azione coordinata per avere così maggiore impatto.
Ci sono preoccupazioni, come è facile immaginare di fronte a un impegno così ambizioso. Preoccupa il fatto che il Piano Mattei possa tradursi in un superamento della citata Legge 125/2014, qualora i finanziamenti a valere sul bilancio dello Stato risultassero sbilanciati a favore degli interessi d’affari privati e la cooperazione ridotta a convenienza economica, ridimensionando così il ruolo, per esempio, della nostra Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.
Nel Piano Mattei deve essere evidente la consapevolezza che lo sviluppo non può fondarsi solamente sul capitale economico, ma necessita di capitale umano, di capitale relazionale e di capitale sociale e istituzionale; il Piano deve essere ancorato alla cornice dei diritti umani come statuiti dalla Carta delle Nazioni Unite e al consenso internazionale sullo sviluppo sostenibile come raccolto nell’Agenda 2030. Tutto ciò nella convinzione condivisa che la cooperazione internazionale non possa essere ridotta a mero dono, a un trasferimento monetario, dall’alto in basso, che può anche indurre dipendenza, sterile assuefazione per chi dà e per chi riceve.
Ancora più evidente deve essere la condivisione della consapevolezza che lo sviluppo non è riducibile all’acquisizione di fonti energetiche o di minerali ‘preziosi’, cosiddetti critici e strategici, alla competizione per la realizzazione di mega commesse infrastrutturali. Confidiamo che il Piano Mattei possa dare vita a una rinnovata consapevolezza riguardo a cosa possa essere la cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile. Dove sviluppo è condivisione fra le parti di obiettivi e partecipazione nella definizione di piani e attività. Sviluppo è investimenti nell’istruzione e nella formazione professionale, accessibilità universale alle medicine e ai servizi sanitari, riqualificazione delle periferie urbane, disponibilità di acqua potabile e di elettricità e di servizi TLC e digitali, promozione della imprenditorialità locale in partenariato, cura dell’ambiente e delle risorse naturali, programmi per la transizione ecologica, abbandonando i combustibili fossili, superamento delle monoculture agroindustriali.
Sviluppo sostenibile, ben definito nei consessi internazionali anche con il voto convinto dell’Italia, è anche due diligenze e identificazione di rischi, problemi e garanzie nelle catene di valore e criteri ESG per la sostenibilità ambientale e sociale nei nostri investimenti all’estero, superamento delle barriere tariffarie europee, gestione generosa e prudente del debito, perché non diventi una spirale dalla quale i Paesi fragili non riescono a uscire e nella quale aumentano la loro dipendenza. È integrazione verso mercati equi e sostenibili, regionali e continentali, evitando i costi della competizione tra Stati e Regioni.
Sviluppo che richiede una «cooperazione di precisione» perché l’Africa, come altre realtà mondiali, non è un continente omogeneo ma presenta diversità significative che richiedono letture non stereotipate e politiche multidimensionali. Attenzione alle diversità culturali, di tradizioni, linguaggi e di risorse naturali, che sono elementi di grande ricchezza. Attenzione anche alle disparità reddituali e di costi immobiliari e di trasporto, alle istituzioni che sono diversamente stabili e quindi al rispetto dei diritti umani e sociali, diverso da Paese a Paese.
Sviluppo che richiede dunque la valorizzazione delle specificità territoriali e politiche e progetti su misura e non a taglia unica, con una eccezione: in ogni caso è necessario il coinvolgimento e il protagonismo delle giovani generazioni e delle donne. Sviluppo è progetti comuni, in partenariato. Dialogando e lavorando con le comunità locali, con la società civile, con le associazioni, con le famiglie e le persone vulnerabili per esprimerne le potenzialità. Ed è dialogo interculturale e interreligioso. Sostenendo il diritto a restare con il diritto a una mobilità umana sicura, regolare e che sa creare ponti tra le società per uno sviluppo comune, equo e sostenibile.
Sviluppo è lavorare nelle periferie più abbandonate e nei villaggi più lontani, scavare un pozzo, costruire una scuola o un’infermeria, piantare alberi, curare un malato, nutrire un bimbo, rendere umano un carcere, sostenere lo sviluppo di una piccola azienda artigiana o contadina, salvare dall’estinzione un umile specie vegetale, promuovere l’associazionismo e la cittadinanza attiva, accompagnare movimenti sociali e dei popoli indigeni.
Sviluppo è cooperazione dal basso.
La Conferenza Italia-Africa e i primi passi del Piano Mattei diranno molto sul senso del cammino appena avviato. Perché l’Italia non deve accontentarsi delle parole senza azioni, delle azioni senza politiche e delle politiche senza cambiamenti profondi. E l’Italia ne ha le potenzialità.
In questa prospettiva, in questo banco di prova ci riconosciamo come Campagna 070.
Campagna 070