Dei sei indagati, due hanno scelto il rito alternativo e al processo con rito ordinario sono finiti A.A., M.A., D.G. e P.V., quest’ultimo non dipendente del supermercato, ripreso dalle telecamere collocate dai Carabinieri mentre prelevava la merce posta vicino ai cassonetti.
Nel corso dell’ultima udienza ha deposto il responsabile del settore alimentare secco, il quale ha riferito che lui e il collega responsabile del settore alimentare fresco erano stati avvisati a giugno del 2019 che cinque colleghi erano stati sospesi. Il teste ha spiegato che la merce che risultava danneggiata nel packaging, ma ancora edibile, poteva essere eliminata dal sistema con il lettore ottico da qualunque dipendente e collocata in una determinata parte del magazzino da cui poi poteva essere prelevata per essere donata alle onlus che ne facevano richiesta con regolarità, ma anche a strutture private che presentavano richiesta di merce per iniziative varie. A quel periodo risale infatti la richiesta di bibite fatta da un asilo di San Biagio. La lettera fu presentata al direttore da uno degli imputati; la firma in calce alla richiesta era del parroco che però convocato dai Carabinieri durante le indagini, ha disconosciuto la firma.
Il direttore e il responsabile del settore alimentare sceglievano cosa donare alle onlus, “da gennaio del 2020, però, in seguito all’inchiesta, la procedura della donazione venne cambiata e non più gestita internamente dal punto vendita. Venne mantenuta la possibilità di donare alle onlus ma non ad enti terzi”, ha concluso il testimone. Il processo è stato rinviato al 7 ottobre.