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Lunedì 23 dicembre 2024

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Fingevano di dover consegnare della frutta e derubavano gli anziani

La truffa ordita da due persone che dal Napoletavano venivano in Piemonte per mettere a segno una serie di furti aggravati

La Guida - Fingevano di dover consegnare della frutta e derubavano gli anziani
Tribunale

 

Cuneo – “Stavo andando al cimitero e questo signore si avvicinò dicendo di essere il figlio di Antonio: io ero stato insegnante alle medie e pensai fosse stato un mio allievo. Mi disse che il padre gli aveva detto di darmi della frutta; non era merce fresca, si vedeva, ma presi lo stesso il portafogli per dargli qualcosa e in quel momento lui ha sfilato una banconota da 50 euro ed è scappato”. Era questa la tecnica usata da R.C. e G.D.G. che venivano appositamente in Piemonte dalla provincia di Napoli per mettere a segno una serie di furti aggravati avvenuti fra l’estate e l’autunno del 2018.
L’indagine era partita da Torino dove i due risiedevano per qualche giorno spostandosi poi in tutta la regione. Nel cuneese avevano messo a segno furti a Carrù, Fossano, San Michele Mondovì, Racconigi e Revello. Il bottino andava da qualche decina a centinaia di euro, come nel caso del furto a San Michele Mondovì, dove i due scipparono un anziano di 400 euro.
“Avvicinavano persone anziane fingendo di conoscerle e approfittavano della loro debolezza – aveva riferito in aula un agente della Polizia Stradale di Torino da cui erano partite le indagini -. Trasportavano frutta scadente che prendevano ai mercati generali e fingendo di dover adempiere alle richieste di un conoscente comune chiedevano qualche soldo. Quando le persone tiravano fuori il portafogli, quelli si impossessavano di tutto e scappavano”.
I due si muovevano su un Fiat Doblò, su cui la Polizia mise un Gps in modo da poterli seguire in tempo reale mentre si muovevano e arrivando sul luogo pochi attimi dopo lo scippo. L’identificazione dei due uomini da parte delle vittime, incrociato con il tracciamento dei telefoni e della vettura, ha consentito agli inquirenti di raccogliere elementi sufficienti all’incriminazione. Per R.C., presente in tutti gli episodi, l’accusa ha chiesto la condanna a 4 anni e 1.300 euro di multa; per G.D.G. la richiesta è stata di 3 anni 6 mesi e 1.100 euro di multa.
La difesa ha messo in discussione il riconoscimento effettuato dalle vittime e ha chiesto che venissero eliminati dal processo alcuni episodi che, per un errore di duplicazione dei fascicoli nello spostamento dell’indagine da Torino a Cuneo, erano già stati giudicati.
La giudice ha ritenuto valide le prove acquisite in dibattimento e condannato R.C. a 3 anni 4 mesi e 400 euro di multa e G.D.G. a 3 anni 2 mesi e 300 euro di multa con interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

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