Boves – Un frate minore con un libro in mano indica al bimbo dell’affresco l’imbocco di una strada che sale tra le case. Dall’altro lato della raffigurazione un altro frate ha lo sguardo penitente e tiene in mano una croce. Al centro della scena, su un altare, è indicata la data 1654, cinque anni dopo la conclusione dei lavori di edificazione della cappella voluta dal Comune e dal Corpo di giustizia del Tribunale locale come voto a Sant’Antonio di Padova. Ogni anno il pellegrinaggio è fissato per il 13 giugno come ringraziamento per scampare a situazioni di guerra e carestia.
E’ un caso abbastanza raro di un santuario devozionale edificato per volontà di un ente laico e non da una confraternita o istituzione religiosa. Il santuario si trova sulla collina bovesana, a circa 700 metri di distanza dall’inizio della strada omonima. Il nostro percorso a piedi è breve, dura circa 40 minuti. Parte da corso Bisalta all’angolo dell’affresco e fa tappa ai sette piloni che accompagnano il pellegrino fino alla meta e che un tempo erano anche le soste per la Via Crucis. Molti di questi sono ormai in cattive condizioni di conservazione o coperti in parte dalla vegetazione. Il primo addirittura non esiste più, era a pochi metri dalla partenza sul lato sinistro della strada, come alcuni testimoni ricordano. Il secondo pilone è invece ben visibile; gli affreschi portano firma Lavalle, come quasi tutti i successivi. Si trova anch’esso sul lato sinistro della strada e raffigura Sant’Agnese con l’agnellino. Il terzo è quello dedicato a Santa Cecilia, protettrice della musica, che suona l’arpa: anch’esso è ben conservato, anche se la vegetazione lo minaccia da vicino. Quindi Santa Barbara, protettrice dei vigili del fuoco, ormai non più visibile. Nella nicchia è stata posta una statua della Madonna. Continuando a salire, all’incrocio tra via sant’Antonio e via della Rana, c’è il pilone della Madonna del Rosario, ben conservato. E’ datato 1908, dipinto da Lavalle, ma molti lo conoscono come il pilone di San Francesco perché su uno dei lati era dipinto il Poverello di Assisi, oggi quasi scomparso, insieme a San Giuseppe sull’altro lato.
Lungo la strada, prima degli scalini che salgono alla rampa finale verso la chiesa, c’è un casotto sulla cui parete sono rappresentati San Maurizio, protettore dell’esercito e Sant’Agostino. Pur non essendo un pilone, è sempre stato considerato tale. Dell’ultima edicola che raffigurava Santa Caterina, al bivio tra via Sant’Antonio e via della Rana, resta soltanto il portone laterale che era l’entrata del parco del santuario. La devozione verso il santuario di Sant’Antonio è sempre stata molto viva. Più di cinquant’anni fa si raccontava di un certo Macarielle che per la festa del santo a giugno percorreva tutta la strada da Boves al santuario a piedi scalzi recitando il rosario. Non si hanno dati precisi su quale sia stato l’utilizzo del santuario nei secoli scorsi perché buona parte dei documenti storici, depositati in municipio, sono andati bruciati nell’incendio di cui è stata vittima Boves nel settembre 1943. Nei successivi anni Sessanta e Settanta il santuario è divenuto sede delle attività estive di formazione giovanile dell’Azione Cattolica, e dai primi anni Ottanta è stata utilizzata solo occasionalmente. Da circa vent’anni, invece, è tornato a vivere ed è sede del Centro di spiritualità domestica dove si svolgono esercizi spirituali e ritiri ignaziani. Infine, è rimasta la tradizione della processione votiva del 13 giugno. Il percorso andrebbe valorizzato, come avvenne anni fa quando vennero sistemati alcuni piloni, segnalati con un tratto di strada cubettato e indicati con paline segnaletiche oggi tristemente vuote.