E tuttavia occorre ricordare che in questi ultimi 20 anni molti interventi hanno consentito a queste elevate professionalità di esprimersi al meglio: il nuovo Blocco delle Sale Operatorie (e ancor prima il Bunker per la produzione dei radionuclidi) e più recentemente la Sala multidisciplinare di Endoscopia, una seconda Rianimazione (non funzionante per carenza di operatori), una RMN di ultima generazione (ed è prevista una nuova PET grazie ai fondi raccolti dalla Fondazione Ospedale Cuneo), una riallocazione ottimale della degenza di Medicina d’Urgenza. Insomma una mole di interventi che hanno richiesto investimenti per alcune decine di milioni.
Ma allora una domanda sorge spontanea: perché le classi dirigenti regionali e locali insistono ossessivamente sulla costruzione del nuovo Ospedale a Confreria, malgrado evidenti difficoltà nell’accessibilità a tale sede, la presenza di vincoli culturali e paesaggistici ostativi e costi presumibilmente molto più elevati rispetto ad una riqualificazione dell’attuale sede, in particolare se venisse accolto il nuovo progetto di Partenariato Pubblico Privato presentato da Fininc pochi giorni fa dopo un ritardo di nove giorni sui termini e del quale non sapremo nulla fino alla Conferenza dei Servizi del prossimo marzo. E ciò malgrado il nostro Gruppo Cuneo per i Beni Comuni ed il Gruppo degli Indipendenti, grazie alla collaborazione di validi professionisti, abbiano potuto dimostrare la possibilità concreta di realizzare il nuovo Ospedale Unico di Cuneo nell’attuale sede centrale attraverso una riqualificazione completa con lieve ampliamento del S. Croce a costi dimezzati.