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Sabato 28 dicembre 2024

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Lo storico “Archivio di Tavio Cosio” ci racconta chi era, ma non solo

Elisa Magalì Tonda ha curato il riordino degli scritti del poeta e pittore

La Guida - Lo storico “Archivio di Tavio Cosio” ci racconta chi era, ma non solo

Villafalletto – È soprattutto grazie al paziente lavoro di Elisa Magalì Tonda, 38enne insegnante di lettere di Melle e diplomata post-laurea in archivistica a Torino, che negli scorsi anni è stato possibile far riemergere molti preziosi scritti del poeta, scrittore e pittore villafallettese Tavio Cosio, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita. 

Quando e come sei entrata in contatto con l’archivio di Tavio Cosio? 

“Collaboro da tempo con l’associazione Tavio Cosio, che è nata con lo scopo di riordinare e promuovere l’opera di uno degli scrittori più apprezzati nel panorama culturale piemontese e occitano. Originario di Villafalletto, Tavio fu anche farmacista a Melle per venticinque anni, affezionandosi profondamente al paese e ai suoi abitanti. Al Comune di Melle la famiglia Cosio ha donato l’archivio, e l’associazione mi ha affidato il lavoro di riordino degli scritti: un’operazione durata più di due anni, che si è conclusa nel 2019”.

In più occasioni ha detto che l’archivio di un individuo è uno “specchio di carta”: cosa intende?

“Un archivio privato riflette gli interessi, le relazioni, le emozioni, la vita affettiva e professionale di chi lo ha prodotto. Avere accesso a un archivio privato significa entrare in punta di piedi nell’intimità di una persona. È un’operazione che richiede cura, rispetto e tempo. Il tempo, in particolare, è necessario perché tutte quelle carte ingiallite, che per tanti anni sono rimaste al chiuso, ritornino a respirare e a rivivere, per poi trovare nuovamente la propria forma, la propria identità, il proprio posto”.

A prima vista, però, un archivio è anche un labirinto di documenti in disordine. Come ha organizzato il materiale?

“Ho individuato migliaia di testi che ho inventariato, cercando di rispettare l’ordine che Tavio stesso aveva inteso dare agli scritti sul finire della propria vita. Sono testi in occitano, piemontese e italiano, manoscritti e dattiloscritti: poesie, racconti, lettere, diari e ricerche storiche, tra cui molte opere inedite. Le tipologie di scritti si sono rivelate estremamente variegate perché Tavio era un autore davvero versatile, con interessi che spaziavano dalla storia locale alla botanica, ed era solito appuntare idee su qualsiasi supporto cartaceo, per poi riscrivere diverse versioni dei suoi testi, senza contestualizzarli o indicarne il titolo2”.

Quale ritratto emerge, nel caso di Tavio Cosio?

“Le opere inedite confermano quanto Tavio fosse un autore di una cultura squisita, raffinatissimo soprattutto quando scriveva in piemontese, ma questo è già stato riconosciuto. Così come è noto il suo carattere burbero, forse un po’ enfatizzato, nei panni del farmacista. Meno noto, e questo è forse l’aspetto più interessante, è il ruolo che Tavio ha avuto all’interno della comunità di Melle: un personaggio controcorrente e spesso scomodo, che ha saputo intrecciare un profondo legame affettivo con i giovani del paese”.

Dall’archivio è emersa anche il libro inedito “Apie ‘d Pera”, presentato di recente a Villafalletto…

“È stata forse la sorpresa più inaspettata che ha restituito l’archivio di Tavio Cosio, ed è tornata alla luce disordinatamente, nel corso di mesi. Capitolo dopo capitolo ho ricostruito “Apie ‘d pera”, una raccolta di “conte” in piemontese, i cui protagonisti sono gli abitanti di quattro villaggi di età neolitica, impegnati in varie attività e avvincenti peripezie. È un’opera che è giunta meritatamente a pubblicazione a cura del professor Giuseppe Goria e grazie alla tenace volontà dell’Associazione Tavio Cosio”.

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