Avendo avuto esperienza della guerra civile inglese, il filosofo seicentesco Thomas Hobbes pensava che l’uomo debba essere tenuto a freno perché non emerga la sua natura selvaggia e crudele. Per questo motivo propose uno Stato spietato per impedire agli umani di restare invischiati in una guerra di tutti contro tutti, dove la vita è alla fine “sgradevole, brutale e breve”.
A questa visione disillusa dell’umanità sembra guardare un giovane drammaturgo nato a Torre del Greco, Davide Sacco, autore e regista di una pièce, “L’uomo più crudele del mondo”, che ha inaugurato il 17 ottobre la nuova stagione del Toselli di Cuneo. Sul palcoscenico, due bravi attori di teatro diventati famosi anche in tv: Francesco Montanaro (“Romanzo criminale”, “I Medici”) e il celebre (nonché Premio Ubu) Lino Guanciale (“L’allieva”, “Il commissario Ricciardi”).
Nel testo un uomo ricchissimo e spietato, erede di una famiglia di produttori di armi, convoca per un’intervista un giornalista di provincia stupito del fatto d’esser stato preferito a colleghi decisamente più prestigiosi. In un capannone dell’azienda (ricreato con efficacia dallo scenografo Luigi Sacco), l’intervistatore riceve presto una proposta incredibile: riceverà 50 milioni di euro (che diventeranno in seguito 100) se lo ucciderà, ponendo fine ad una vita evidentemente disperata. Un’offerta tanto abnorme quanto suadente che, inizialmente respinta, finisce per tentare il modesto professionista. A questo punto Sacco conduce i due personaggi in un vortice apparentemente inesauribile dove le regole morali vengono una per una smantellate, facendo emergere il lato oscuro, sgradevole e volgare che accomuna l’”intervistatore” (Montanari) e il miliardario disincantato (Guanciale).
Anche se il finale, davvero a sorpresa, capovolgerà il senso di quello che lo spettatore ha visto fino a quel momento, la visione pessimista del mondo trasmessa dal testo non verrà assolutamente ribaltata.