Sant’Albano Stura – La Parrocchia Maria Vergine Assunta ha dato ordine alla progettista architetto Gemma Fulcheri di avviare un importante intervento di restauro conservativo sulla Confraternita di Santa Croce. Scopo del progetto è la salvaguardia del valore storico del monumento e del suo recupero.
L’intervento è stato autorizzato dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Alessandria, Asti e Cuneo. I lavori sono stati affidati alla ditta Consorzio Compagnia del Restauro di Mondovì e sono seguiti sotto l’alta sorveglianza dei funzionari della Soprintendenza, Massimo Nappo e Massimiliano Caldera. A causa della difficoltà di reperimento dei cofinanziamenti indispensabili e dell’avvicendamento dei parroci, i tempi di inizio e realizzazione del restauro sono slittati pur avviandosi alla conclusione.
L’attuale chiesa della Confraternita detta di Santa Croce è opera dell’architetto Conte Filippo Giovanni Battista Nicolis di Robilant, attivo nella seconda metà del Settecento nel Cuneese ed in particolare nel territorio di Sant’Albano, Carrù, Margarita.
A Sant’Albano, l’architetto dimorò in una casa tuttora denominata “palazzo di Robilant” allora adiacente al luogo in cui venne edificata la sacra architettura. La presunta data di inizio dei lavori, secondo il Roggero, risale all’anno 1.750, mentre, secondo il Carboneri, l’opera sarebbe stata avviata circa dieci anni prima. La paternità dell’opera, assegnata al Conte Nicolis di Robilant è certa; tale notizia è desumibile da alcune note descritte in un libro dei Conti conservato ( incompleto ) presso l’Archivio della Curia Vescovile di Mondovì e relativo alla parrocchia di Sant’Albano Stura. L’inizio dei lavori, che interessò un’area centrale dell’abitato , in prossimità della dimora del Conte e della cappella di Sant’Antonio, della quale non esistono più tracce, non è invece certo. La pianta è a forma centrale, con tre altari sovrastati da discrete tele, piuttosto malandate. Ha una bella facciata in cotto rustico, l’interno è rifinito con intonaci chiari. Il campanile, non particolarmente elevato, è di linee eleganti e snelle”.
Nel 1530 i disciplinanti fossanesi e, pochi anni dopo , tratti dal loro esempio, i santalbanesi, posero le fondamenta del loro oratorio, che venne costruito nel centro dell’abitato, in prossimità della torre comunale. L’edificio, nelle sue linee architettoniche, presenta notevoli analogie con la Chiesa di San Sebastiano di Carrù, mentre le lavorazioni esterne, (uso del mattone, della calce, l’impiego del mattone ) e la scelta di alcuni dettagli decorativi, richiamano molti dettagli del campanile di Margarita, opera coeva dello stesso autore. Sempre per analogia con il San Sebastiano di Carrù, si potrebbe, per ipotesi, attribuire l’opera pittorica dell’interno al pittore Toscanelli e la decorazione degli altari al Barelli.