Roma – Il Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, 98 anni, si è spento oggi (venerdì 22 settembre) nella clinica romana dove era ricoverato da mesi.
Le condizioni di salute del Senatore a vita, malato da tempo, si erano aggravate nelle ultime ore. Napolitano, in carica come Capo dello Stato dal 15 maggio 2006 al 14 gennaio 2015, aveva compiuto 98 anni lo scorso 29 giugno e proprio nel giorno del suo compleanno l’aula del Senato gli aveva reso omaggio con un lungo applauso ricordando anche i suoi 70 di vita parlamentare, una carriera iniziata il 25 giugno del 1953.
Nato a Napoli nel 1925, è stato l’undicesimo presidente della Repubblica Italiana. Deputato dal 1953 al 1996, europarlamentare dal 1989 al 1992 e poi di nuovo dal 1999 al 2004, nel 1992 era succeduto come presidente della Camera a Oscar Luigi Scalfaro e nel 1996 era stato ministro degli Interni del governo Prodi. Primo presidente della Repubblica ad aver militato nelle fila del Partito comunista italiano, era stato anche il primo a ottenere un secondo mandato al Quirinale (strada poi intrapresa anche dall’attuale Presidente Sergio Mattarella).
La visita a Cuneo in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia
Nell’ottobre del 2011 aveva visitato Cuneo, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità di Italia. I cuneesi lo avevano accolto come un padre, una guida che sta tenendo dritta la nave Italia. Lungo la sfilata piedi in via Roma due ali di folla la avevano accolto festanti, tra applausi, grida di stima, incitamenti ad andare avanti e salvare il Paese. “Non avrei potuto concludere le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia senza rendere omaggio alla città di Cuneo per il c ontributo che ha dato allo sviluppo della storia nazionale, della nostra patria, soprattutto con la Resistenza – aveva detto davanti agli amministratori e alle autorità radunate al Teatro Toselli -. Gli sforzi che mi si richiedono sono complicati, compreso lo sforzo di evitare le esorbitanze, ho il dovere di muovermi rigorosamente nei limiti dei miei poteri e guardare all’essenziale delle mie funzioni. Prima fra tutti l’osservanza all’articolo 87 sulla rappresentazione dell’unità nazionale … Quelli di oggi sono problemi duri, non si hanno certezze e posizioni acquisite. Se noi vogliamo capire le nostre sfide dobbiamo capire com’è cambiato il mondo negli ultimi venti anni e dire come ha detto Obama che abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi, abbiamo costruito il nostro benessere mentre milioni di uomini venivano esclusi dalla competizione economica mondiale. Oggi dobbiamo avere il senso delle nostre responsabilità ed essere capaci di intraprendere nuove strade. Ma abbiamo bisogno di un clima di collaborazione, senza faziosità, di unità, senza particolarismi e senza divisioni ed esasperazioni. Unità e concordia non significa assenza di divergenze e competizione. Negli anni della ricostruzione dopo la guerra il segreto è stato che tutti hanno cooperato ad uno straordinario sforzo collettivo. Dobbiamo tenere viva la dignità della politica. La politica non è una cosa sporca se si opera nell’interesse di tutti. Dobbiamo fare tutti la nostra parte e l’Italia tornerà a parlare con la sua voce autorevole in Europa”. Un discorso ancora oggi molto attuale.