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Lunedì 25 novembre 2024

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Un taccuino e una Zeiss per ricordare la tragedia

Un diario scritto e fotografico della spedizione in Russia vissuta tra gli alpini del IV battaglione genio della Divisione Alpina Cuneense

La Guida - Un taccuino e una Zeiss per ricordare la tragedia

L’8 settembre 1943 coglie Pasquale Grignaschi degente nel reparto militari dell’ospedale di Novara. Fuori la città è piena di tedeschi: “allora promisi a me stesso che non avrei mai più parlato di vita militare. Non mantenni la promessa”. Si chiude così, con una profonda esigenza di memoria, il libro che è un diario scritto e fotografico della spedizione in Russia vissuta tra gli alpini del IV battaglione genio della Divisione Alpina Cuneense.

Nell’introduzione l’autore parla dimessamente più di “note” che di un racconto. È infatti un insieme cronologicamente ordinato in un crescendo di drammatici ricordi. La trama è fornita dal calendario scandito con precisione, ma in tutta la prima parte sono le riflessioni personali a prendere il sopravvento sui fatti, mentre nella seconda, quella della ritirata, il rapporto si capovolge.

Il “viaggio” inizia in Piazza d’Armi a Cuneo il 24 maggio 1942 quando il re Vittorio Emanuele passa in rassegna la Divisione Cuneense. La cerimonia ufficiale lascia intendere chiaramente la prossimità della data di partenza. Tempo due mesi e la tradotta infatti si muove dalla stazione di Cuneo tra “cinguettanti giovani italiane”.

L’autore porta con sé la Zeiss Ikon regalatagli dal padre un anno prima con una manciata di rullini. La macchina fotografica diventa un ulteriore strumento di memoria. Strumento privilegiato, perché restituisce in immagini la vita quotidiana. Si mette al servizio delle emozioni per dare volto alle persone. Intensi sono i primi piani della popolazione dei villaggi nella steppa russa, “disperatamente legata alla sua terra”. Dicono la dignità di chi vede la propria vita travolta dagli eventi a cui non può sfuggire, ma anche esprimono la distanza che separa la retorica bellica dal sentire di soldati e abitanti che si mettono in fila davanti all’isba per la fotografia o condividono il cibo. Una dignità che fa i conti con il conflitto vissuto nel dolore e nella privazione: “la guerra non è bella” dice l’anziana donna ucraina ed è la stessa frase che aveva detto la madre dell’autore mesi prima.

Nella seconda parte invece l’obiettivo si fa documento prima di alcune operazioni poi della ritirata “verso l’espiazione degli errori altrui”. La parola registra il divario dei mezzi a disposizione fra Russi, che avanzano con i carri da 30 tonnellate, e Italiani, con i loro muli. Non senza ironia appunta gli sguardi derisori dei Tedeschi verso gli Alpini, quali però dimostrano maggiore capacità di adattamento: “di gran lunga migliori sbracati e senza esteriori formalità,, ma con tanti lampi di genialità, con tante risorse proprie che sempre gli permettono di superare le situazioni più critiche con la più brillante semplicità usando i limitati mezzi a disposizione”.

L’attenzione ai particolari e alle emozioni contraddistingue questo diario, dipinge quadretti di disarmante quotidianità come il bimbo che mangia pane e miele comunicando un irreale sensazione di pace. I primi piani degli abitanti trovano il contraltare in quelli disillusi dei soldati, mentre la tragedia si fa concreta e anche attaccarsi alla coda di un mulo può rivelarsi ancora di salvezza.

Diario fotografico di un alpino sul Don

di Pasquale Grignaschi

Editrice Interlinea

14 euro

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