Valdieri – I frequentatori della valle Gesso hanno sicuramente sentito parlare della tomba di Merlino, anche se altrettante persone non sanno esattamente dove si trovi. Le leggende nascono dall’immaginazione popolare, scavano tra realtà e finzione correndo sul filo della fantasia e, spesso, provano a spiegare elementi paesaggistici particolari, anomali, proprio come facevano in passato quando gli uomini non sapevano dare una spiegazione a un fenomeno. Si pensi alle eclissi o a tanti altri fenomeni atmosferici che venivano attribuiti alle ire di un Dio. In montagna succede che queste leggende vengano talvolta collegate ai massi erratici, enormi blocchi di roccia che, seguendo i moti dei ghiacciai sono rimasti imprigionati in ubicazioni precarie e inaspettate.
Risalendo il vallone della Valletta da Terme di Valdieri, lungo la carrozzabile che dal Gias delle Mosche conduce al Pian della Casa, si possono scorgere diversi massi isolati. A questi grandi frammenti di roccia sono spesso collegate storie e leggende che guardano al mito e alla tradizione, come nel caso della tomba del mago Merlino. Alcuni sostengono che quest’ultima si trovi sul pianoro del Valasco ma, per molti altri, essa troverebbe spazio nei pressi del Pian della Casa. In ogni modo, non esistono legami con il mago de “La spada nella roccia”, celeberrima produzione Disney. Secondo la leggenda, in effetti, il protagonista di questa storia sarebbe un giovane rapito dai pirati saraceni e fatto schiavo nel lontano Oriente. Durante la prigionia il ragazzo apprese l’arabo, studiò a fondo la magia e l’astrologia, riuscendo in breve a riconquistare la libertà perduta. Tornato in patria il giovane Merlino cominciò a mettere in pratica tutte le conoscenze apprese in arti magiche e medicamentose, divenne così famoso da ottenere l’appellativo di Mago Merlino. In poco tempo egli venne convocato alla corte di Galeazzo Sforza, dove cadde in disgrazia dopo aver predetto al duca di Milano una morte violenta, per mano di tre congiurati. Merlino si ritirò tra le Alpi di Cuneo, con la benevolenza di Amedeo IX di Savoia, iniziando a prendersi cura dei valligiani grazie alle competenze apprese nel corso degli anni. La comunità gliene fu così grata e riconoscente che alla sua morte, gli costruirono una bara in legno di abete e lo seppellirono accanto al torrente Gesso “a perpetuarne la memoria nei posteri”, ponendo sulla sua tomba un grosso sasso “che non sarebbesi potuto smuovere senza l’aiuto di demoni”. Quale sia il punto dell’esatta sepoltura, nessuno potrà mai verificarlo… se non chiedendo l’aiuto dei demoni per spostare i massi.