Negli anni Sessanta ai confini di molti Comuni della Granda era affisso un cartello: “Comune di… – area depressa”. Quella qualifica risultava utile sotto diversi punti di vista: consentiva agli abitanti una cospicua riduzione delle tasse e produceva aiuti dallo Stato per i Comuni che la avevano ottenuta. Tuttavia aveva un retrogusto un po’ amaro: era un po’ come riconoscere il fatto che parte dei nostri territori erano rimasti indietro rispetto a un’Italia che correva, indietro come quelli del Sud, anzi, del Mezzogiorno…
Per decenni la Granda si è considerata povera. Aveva di sé la concezione che emerge dalle pagine asciutte dei libri di Nuto Revelli o del Fenoglio de “La malora”.
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