Michela Murgia si è spenta ieri, giovedì 10 agosto, a 51 anni. Lo scorso maggio l’annuncio pubblico della malattia, nelle ultime settimane le sue condizioni erano peggiorate. A novembre 2022 era stata ospite di Scrittorincittà a Cuneo.
Non è la malattia il filo rosso che coingiunge i docidi racconti di “Tre ciotole” di Michela Murgia, ma è il rito. I protagonisti di Murgia esorcizzano la paura, la malattia, la morte, l’ignoto, il cambiamento con una sorta di rituali scaramantici che possono essere parole, gesti, azioni, oggetti. Sono racconti che nascono da riflessioni ed esperienze varie su cosa si prova e si affronta quando il mondo che pensavamo di conoscere a un certo puntonon c’è più, implode, per una malattia, un tradimento, separazioni, un brutto incontro, un fallimento.
La malattia c’è, ed è evidente, e dunque bisgona farci i conti con un corpo che cambia, un appettito che spariesce, con dolori che cambiano i rapporti anche quelli più solidi e duraturi, che fanno vedere la vita da altre sfaccettature. E quelle tre ciotole del titolo sono in uno dei racconti più belli e rappresentano il nuovo rapporto di un malato , quello che ha ricevuto la diagnosi di neoplasia su un rene, con il cibo. Ciotole che contengono piccole porzioni ciascuna, di riso, di carne e di verdure, che ne distinguono sapori e odori e che possono essere consumate in un solo pasto a piccole tappe di resilienza.
Sono pagine scritte con la prosa diretta migliore della Murgia, sono confessioni lucide e sconvolgenti fatte tramite la parola per rompere stereotipi, muri, infrangere i vecchi schemi. Ma anche e soprattutto per ricercare equilibri emotivi alternativi, dentro situazioni che ci mettono di fronte all’evidenza e alla necessità, forzata o voluta, di cambiamento.
C’è realismo e immaginazione nelle pagine ma c’è fatica e malinconia in una scrittura che colpisce perché vicina all’esistenza, al suo andare, nel descrivere contraddizioni, le bugie che spesso convivono nella vita di tanti, le fughe tentate o immmaginate. Insomma di fronte al cambiamento sta ad ognuno di noi affrontarlo con la possibilità di trovare forza e voglia di vivere in risorse che non sapevamo di avere e, il filo rosso, anche in nuovi riti che aiutano ad andare avanti.