È una doppia vita quella del medico Jean Chabot. E le due vite assumono contorni e valori ben diversi. La prima è quella lavorativa, di un ginecologo tra i più affermati di Parigi, ricco, ricercato e scrupoloso, convinto della sua capacità. La seconda è quella privata e personale dove è invece il fallimento a dominare, quello di un uomo senza valori e senza valore.
Simenon, come sempre, con una prosa senza fronzoli sa scavare senza riguardo nelle ferite del vivere di un uomo che apparentemente percorre una vita di successi. Non a caso l’unica parentesi “vera” del libro è l’incontro con la vecchia madre.
Chabot è totalmente preso dalla sua affermazione, dal suo lavoro di ginecologo di fama, comproprietario di una clinica e responsabile della Maternità di Port-Royal, un appartamento di dodici stanze al Bois de Boulogne, che viene inghiottito dagli impegni. Ma si dimentica di una moglie, che tradisce sistematicamente, soprattutto con la sua segretaria amante, di tre figli che imparano a diventare completamente indifferenti verso il proprio padre.
Ma a un certo punto sopravviene il tarlo della stanchezza, un parto che non è stato come se l’era imamginato, un “orsachiotto” che incontra per caso che regala parentesi di umanità e dolcezza che non conosceva. Chabot è stanco di una vita che sembra sempre al vaglio del giudizio degli altri, e così emergono rimorsi, ripensamenti, i fantasmi della solitudine, la maschera che cade e si ritrova schiacciato dal suo fallimento come uomo.
E chi meglio del genio Simenon riesce a raccontare e stare in questo delirio, sopeso tra le luci dell’alta borghesia ricca e il baratro buio del cuore?
L’orsachiotto
Goerge Simenon
Adelphi
18 euro