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Domenica 22 dicembre 2024

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Doppia lite in una serata a Fossano, condannati padre e figlio

Pena aumentata in appello: non solo lesioni aggravate, ma anche tentato omicidio

La Guida - Doppia lite in una serata a Fossano, condannati padre e figlio

Fossano – Era stato riconosciuto colpevole del reato di lesioni aggravate  – e non di tentato omicidio come richiesto dall’accusa – e condannato a quattro anni di reclusione, ma la Corte d’Appello ha ribaltato il verdetto infliggendo a R. K., albanese residente a Fossano, la pena di cinque anni e quattro mesi di reclusione per il reato di tentato omicidio. Insieme all’uomo è stato condannato anche il padre, A. K., riconosciuto colpevole del reato di lesioni aggravate e condannato a un anno e quattro mesi di reclusione, pena ridotta rispetto ai quattro anni della sentenza di primo grado. La vicenda processuale riguardava i fatti accaduti la sera del 28 novembre 2015 e alla violenta resa dei conti che seguì una lite con scazzottata sul marciapiede davanti al bar Haiti. A picchiarsi davanti al locale erano stati R. K. e T. G., giovani che si conoscevano fin da ragazzi e che vennero alle mani per una battuta giudicata fuori luogo. I due vennero divisi dai rispettivi amici ma si erano rivisti più tardi davanti all’officina di T. G., costituito parte civile al processo e che aveva già patteggiato due anni e otto mesi per l’accusa di lesioni aggravate. A richiedere l’incontro “chiarificatore” era stato A. K. che aveva personalmente chiamato sul cellulare T. G. il quale prima di recarsi all’appuntamento era andato alla sala giochi gestita dalla madre dove aveva caricato in auto un amico. Su ciò che avvenne davanti all’officina i racconti delle parti sono stati molto diversi: T. G. riferì di essere stato aggredito da sei persone che lo picchiarono selvaggiamente procurandogli numerose lesioni a una mano e una ferita di arma da fuoco alla mandibola. Nel tentativo di difendersi prese una pistola e sparò alcuni colpi che andarono a segno; uno nella gamba di A. K. e uno nella caviglia di R. K. mentre scappavano. Secondo padre e figlio invece sarebbe stato proprio T. G. a sparare verso di loro non appena erano scesi dall’auto e l’aggressione sarebbe stata solo successiva, nell’intento di disarmarlo. Arrivato in appello, con i tanti interrogativi sulla seconda arma che non fu mai trovata e sul motivo per cui T. G. dopo l’aggressione prima di andare al pronto soccorso si sarebbe di nuovo recato alla sala giochi della madre per nascondere il videoregistratore collegato alle telecamere del locale, il processo si è concluso con il ribaltamento della condanna di primo grado. R. K. è infatti stato riconosciuto colpevole del reato di tentato omicidio e condannato, mentre al padre è stata confermata la condanna per lesioni aggravate, seppur ridotta.

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