Massimo Ovidi è nato a Milano nel 1955 ed è cuneese d’adozione. Ha sempre avuto una passione per il disegno e la pittura. Ha partecipato a numerose mostre collettive, oltre che ad alcune personali. Il suo stile risulta essere una combinazione di figurativo e astratto, in cui gli elementi naturali e quelli geometrici si compenetrano, si sovrappongono o si confondono tra di loro. Ultimamente, la sua ricerca si è orientata verso una simbiosi tra queste due visioni pittoriche, mantenendo intatto l’aspetto “giocoso-ironico” che lo ha sempre accompagnato durante la sua carriera. Il quadro donato, che ha per titolo “I carous”, è stato eseguito per la mostra collettiva “Dialoghi con una valle”, organizzata dall’Associazione Culturale Magau nell’estate 2012 e dedicata alla valle Maira. Massimo Ovidi ha realizzato opere per molti anni in completa solitudine, senza mai esporre i sui lavori. Grazie alla sollecitazione di Enrico Agnese, responsabile dell’Associazione Artaria, si è messo in gioco in una mostra personale intitolata “Visuale clandestino: saggio intorno alle opere di Massimo Ovidi”, allestita nel 2010 presso la sede della Fondazione Casa Delfino di Cuneo e presentata dal critico Riccardo Cavallo.
Bene lo descrive in una sua presentazione Roberto Baravalle: “Così uguali e così distinti. Uguali o meglio simili. Come possono esserlo due fratelli che hanno percorso senza perdersi di vista, un lungo tratto di vita, che sono rimasti sempre in sintonia e in contatto, condividendo molto del bello e del brutto della vita, e almeno agli inizi, anche la passione artistica. Proprio solo (?) nell’Arte, le loro strade si sono un poco divaricate. Perché L’arte, il modo di porsi di fronti ad essa, fa emergere i tratti più distintivi e profondi di una personalità. Due personalità artistiche, quindi diverse… entrambi questi artisti sono nel solco della figurazione debbono molto all’osservazione di tanta pittura moderna, da Picasso a Bacon, sino alla Transavanguardia, a Clemente a Boetti…. Nato nel 1995 Massimo continua ancora a riempire quadernetti su quadernetti di fittissimi disegni a china e a matita che poi, sovente, traspone sulla tela… Certo ha vissuto dopo gli entusiasmi del periodo post hippye, Anni Settanta, una via più riposta e sommessa, direi quasi volta a custodire una fiamma interiore, una passione per il disegno e il colore che esplode ora, nella sua stagione pittorica più recente. Siamo in una fase in cui si allontana dal picassismo, dalla frantumazione delle forme per popolare le tele di colore: un universo cromatico che ha comunque nella sua fibrillazione continua, nel suo quasi delirio, l’obiettivo di portare il quotidiano in una dimensione temporale. Anche le sue passione per la musica (è un fanatico collezionista di dischi in vinile) e la fotografia traversano il suo lavoro che pare non volersi porre limiti nella sua potenza onnivora”.