Orhan Pamuk, lo scrittore turco che ci ha fatto conoscere e amare le mille sfaccettature di Istanbul, è uno dei grandi della letteratura mondiale contemporanea. Qui ci re-gala un nuovo capolavoro che ha qualcosa di profetico, perché è un romanzo storico ambientato agli inizi del Novecento in un’isola inventata del Mediterraneo orientale colpita da un’epidemia di peste, traendo spunto dalle grandi pesti della storia della letteratura quelle di Defoe, Manzoni e Camus. Doveva essere solo una metafora, un processo creativo letterario, ma dopo quasi tre anni di Covid è diventata una potente allegoria della realtà. In settecento pagine che brulicano di personaggi e di storie, Pamuk riesce a raccontare di riforme, di convivenze e scontri fra culture, dei desideri delle grandi potenze. Riesce a raccontare attraverso una miriade di personaggi ben descritti e un impero Ottomano al tramonto che si aggrappa solo più all’autoritarismo, e anche in questo caso il riferimento all’oggi del presidente turco Erdogan, risuona evidente. E da quel punto del mondo davvero unico che è Istanbul la vecchia Costantinopoli e la vecchia Bisanzio, da secoli punto di incontro, confronto e scontro tra culture, riesce a raccontare il rapporto tra il mondo orientale e occidentale, scavando nella storia turca e mettendone in mostra le caratteristiche, le contraddizioni, gli estremismi, il difficile equilibrio tra tradizione e modernità. Una contraddizione che è comune a tutti in un mondo che è sempre più in bilico tra desiderio di prosperità e forza di annientamento, tra ansia di pace e la forza ammaliatrice e la brutalità annientatrice della guerra. Un libro da non perdere, da gustare pagina dopo pagina.
Le notti della peste
Orhan Pamuk
Einaudi
25 euro