Intitolare il romanzo “la collezionista di pietre” sarebbe stato un po’ eccessivo. Allora l’autrice opta per un titolo dimesso che suggerisce poco, ma stuzzica la curiosità. Come mai un’anziana donna passa tanto tempo a pulire e accudire decine di sassi? È la domanda che si pone Samuel nell’incontrare Ana Sofia.
È la stessa Ana a correggere questa impressione. Molti pezzi della sua collezione nulla hanno di pregiato. La sua è una collezione di “anime e pietre”, perché a ogni sasso è legato un ricordo. Ha cominciato quando aveva otto anni. Era il tempo della dittatura di Salazar in Portogallo. Una drammatica esperienza la porta a rifugiarsi in un giardino dove incontra il signor Fernando che le regala un bel pezzo di marmo rosa.
È il primo di una collezione che presto diventa una collana di incontri con vari personaggi illustri del Novecento. Quel signor Fernando si rivela come lo scrittore Pessoa, poi Ana incontra Lindberg, arrivato dalla trasvolata atlantica, e ancora Gandhi. Le pietre diventano singolari segnalibri del secolo scorso oltre che tappe nella formazione di Ana.
L’autrice ha la discrezione di non eccedere. Quei personaggi famosi affiorano dalla storia, ma non rubano lo spazio al romanzo. Vivono del ricordo della donna, aggrappati a quelle pietre che lei ha raccolto, talvolta rubato, il giorno di questi incontri: “Ogni pietra è come un pezzetto d’anima del pianeta”. È un’emozione che nel tempo rimane.
Su tutto regna, spesso dissimulata in rapide battute, la “saudade” quella melanconia “della patria lusitana che ti culla in una nuvola di tiepida tenerezza”. Omaggio dell’autrice al Portogallo che avvolge Ana solo in apparenza distaccata narratrice della propria vita.
Pietre
Gabriella Pepino
Primalpe
14 euro