Il cursus honorum del Presidente Sergio Mattarella è di quelli che rendono orgogliosi un po’ anche noi. Sergio Mattarella ha insegnato diritto parlamentare presso l’Università di Palermo fino al 1983, anno in cui è stato eletto, per la Democrazia Cristiana, alla Camera dei Deputati, della quale ha fatto parte fino al 2008.
Dal luglio del 1987 al luglio del 1989 è stato Ministro dei Rapporti con il Parlamento, poi, dal 1990, Ministro della Pubblica Istruzione, dal 1998 Vice Presidente del Consiglio dei Ministri sino al dicembre 1999, quando è stato nominato Ministro della Difesa, incarico ricoperto fino alle elezioni del giugno del 2001.
Nel maggio 2009 è stato eletto dal Parlamento componente del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa, di cui è stato Vice Presidente. Nell’ottobre del 2011 è entrato a far parte della Corte Costituzionale. Il 31 gennaio 2015 è stato eletto dodicesimo Presidente della Repubblica, per essere poi rieletto il 29 gennaio 2022. Quello che il notevolissimo curriculum non dice sono le ragioni profonde del suo impegno politico e istituzionale e che sono scandite da alcuni passaggi della sua vita. Il più noto e il più drammatico è la morte del fratello Piersanti, ucciso da Cosa Nostra nel 1980. Non è un caso che l’elezione alla Camera dei Deputati sia avvenuta negli anni immediatamente successivi, quasi a voler raccogliere il testimone del fratello negli anni in cui la violenza mafiosa mieteva vittime come Pio La Torre e il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Il filo conduttore delle scelte del Presidente sembra da ricercare nelle radici cristiane della sua formazione e del suo agire. È quanto si comprende leggendo un passo di una testimonianza del 2011, in occasione delle celebrazioni per i 100 anni del Movimento Studenti di Azione Cattolica (Sergio Mattarella è stato delegato per gli studenti della Gioventù italiana di Azione Cattolica – GIAC – di Roma e, in seguito, responsabile regionale del Lazio). Nella circostanza, il futuro Presidente della Repubblica racconta: “… Erano i miei anni universitari e sono stati gli anni della mia formazione: l’esperienza di quell’impegno nella GIAC e nel suo Movimento Studenti e, soprattutto, i riferimenti di valore su cui si fondava e quel che ho ricevuto per alimentarlo hanno disegnato il mio senso della vita e la mia fisionomia come persona. Non si tratta, quindi, di ricordi: il contenuto essenziale di quel periodo, straordinario ed entusiasmante, è, per me, per la mia vita, pienamente attuale”.
È facile intuire quali fossero i riferimenti ed è il Presidente Mattarella stesso a dirlo nel medesimo contributo: “Erano gli anni di Papa Giovanni XXIII e poi di Paolo VI, gli anni del Concilio: anni di entusiasmo, di speranza, di innovazione (da quella liturgica all’insegnamento delle Costituzioni conciliari). Ricordo tanti incontri organizzati con padri conciliari di diversi continenti: non esistevano le facili e numerose comunicazioni di oggi e, allora, questo ci consentiva di scoprire direttamente e di trasmettere agli studenti il senso pieno della universalità della Chiesa, l’apporto originale, diverso e prezioso delle varie Chiese di ogni parte del mondo, la dimensione profetica che affascinava allora come oggi.”
Parole forti, tanto più se vengono da una persona così riservata, e che raccontano molto dello spirito con il quale sono state assolte le funzioni derivanti da tutti quei prestigiosissimi incarichi e ruoli che hanno costellato la sua vita, fino a diventare il nostro Presidente.