Claudio Vigna è nato a Cuneo nel 1956. Vive e lavora a Borgo San Dalmazzo. Si è avvicinato alla pittura alla fine degli anni ‘70. Ha frequentato i corsi liberi dell’Accademia di Belle Arti di Cuneo e ha approfondito le tecniche pittoriche con l’artista cuneese Cesare Botto. L’attrazione per il disegno e la scrittura di brevi racconti di fantasia l’hanno portato ad interessarsi al mondo del fumetto.
Ha frequentato seminari di disegno e sceneggiatura tenuti dai fumettisti Cinzia Ghigliano e Giorgio Sommacal e dagli sceneggiatori Marco Tomatis e Piero Lusso. La sua attività espositiva è iniziata con la personale del 1986 alla Galleria Arte 90 di Cuneo, presentando un gruppo di acquerelli eseguiti dal vero al porto canale di Marina di Ravenna. In seguito, ha allestito altre personali a Pamparato, Borgo San Dalmazzo, Saluzzo, Mondovì, Chiusa Pesio e ha partecipato a collettive allestite a Cuneo, Saluzzo, Busca, Santo Stefano Belbo, Alba, Torino, Chieri, Como, Milano, oltre che a concorsi a premi, interessandosi anche di illustrazioni di libri. Dopo essersi dedicato per una decina d’anni alla pittura a olio, a diretto contatto con la tradizione della pittura paesaggistica cuneese, verso il 1985 ha optato per la più economica e spontanea tecnica dell’acquerello, a cui ha accostato altri materiali, come la foglia d’oro, e ha alternato al carboncino e alla sperimentazione tridimensionale, affiancandosi all’esperienza del cugino ceramista-scultore Guido Vigna. Attraverso l’acquerello, Vigna ha fatto emergere la sua natura di cantastorie, di venditore di sogni, trasportandoci in spazi di avventura sui mari e le coste del Nord Africa e dei Caraibi. La sua, come ha scritto Roberto Baravalle, è “una pittura fatta di accostamenti cromatici, di qualità compositive e di luminosità eclatanti”. In essa, vi si può scorgere, secondo Ida Isoardi, quello “spirito originario” che “vola sulla nostalgia dei primi esploratori dell’esotico, dunque anomalo nel nostro tempo così poco romantico”.
“È dunque l’invisibile (pensiero, memoria, sogno) – continua la Isoardi – a rivelare il visibile nelle opere di Claudio e medium protagonista ne è il colore espresso in termini di sottigliezza materica. Egli ha scelto perciò le carte come supporto privilegiato e “campo” dei suoi lavori e l’acquarello, esile e trasparente, quale mezzo pittorico per eccellenza. È forse, tutto questo, metafora del processo secondo cui l’esperienza del “veduto” non possa mai completarsi senza l’avvenuto assorbimento nella coscienza e nella psiche dell’artista come la carta fa con inchiostri e tinte….. L’equazione sfondo – immagine è risolta nell’inscindibilità alchemica dei due termini; l’attuale ricerca di Claudio Vigna sembra davvero muovere in questa direzione, non immemore dei grandi esempi estremorientali. Di lui si è specialmente parlato in termini evocativo – fantastici di luoghi incantati che ne avrebbero catturato l’emozione di viaggiatore. Questo punto di partenza sembra ormai lontano, travolto da una germinazione di forme autonome, toccanti oltre il vedere. Lo spirito originario vola sulla nostalgia dei primi esploratori dell’esotico, dunque anomalo nel nostro tempo così poco romantico; l’artista riscopre, senza citarli affatto, i pittori affascinati dall’Africa mediterranea sulla scia virtuale di Géricault e Delacroix e dei grandi narratori del diciannovesimo secolo per rovesciarli infine nel suo appassionato peregrinare alle soglie del terzo millennio”.
“Questa luce – ancora sottolinea Baravalle – che nella pittura all’acquarello si ottiene non aggiungendo pigmento bianco al colore, ma diluendolo con l’acqua, affidando quindi al mezzo di supporto, la carta, la funzione di “illuminare”, di “rischiarare”.
Innamoramento quindi per i materiali, per la carta, per i colori, per il carbone, l’oro, sino a sconfinare nel desiderio di una scultura che, ne siamo certi, non mancherà di dare esiti interessanti, anche perché, nel suo percorso attraverso la tridimensionalità, Claudio può avvalersi del consiglio del cugino ceramista-scultore, Guido Vigna.
Poi altre influenze hanno probabilmente avuto il loro effetto se è vero, come dice egli stesso, che il mondo del fumetto alla Hugo Pratt lo ha attratto.
Del resto, la voce roca e un certo atteggiamento da scanzonato marinaio, contribuiscono anche fisionomicamente a dare una connotazione da personaggio alla Corto Maltese all’artista”.
Enrico Perotto, storico dell’arte che ha scritto il testo critico per l’ultimo catalogo di Vigna, quello della mostra in corso a Cuneo, spiega che “ciascun lavoro dell’artista appare realizzato come se fosse una pagina di un diario sentimentale, tenuto da un autore che si sposta con la mente, che intraprende partenze a ritroso nel tempo e che raggiunge mete transitorie, sostando alle latitudini territoriali più assolate, promettenti evasione, avventura, amore e vita sospesa in esistenze di sogno. Non si può che restare attratti da questi viaggi immaginari in un recente passato, impazienti di conoscere nuovi scorci di città magrebine, sormontate da profili di cupole moresche dorate o rosseggianti sotto il sole del tramonto, o nuove visioni di oasi dei deserti nordafricani, o ancora di rivivere le piatte giornate di bonaccia trascorse a bordo di vecchi carghi carichi di vicende umane, rapiti dal fascino irresistibile degli effluvi di luce o dalle ombre notturne incantatrici dei sensi”.
Gli ultimi lavori di Claudio Vigna sono in mostra alla Fondazione Peano di corso Francia a Cuneo in Liquide impronte curata da Cesare Botto. Fino a domenica 14 maggio, dal giovedì alla domenica, dalle 16 alle 19.