Torino – Non c’è pace nella sanità piemontese e non c’è accordo neppure sui numeri. Oggi, mercoledì 19 aprile, in consiglio regionale c’è stata un’interpellanza con risposta scritta sulla questione liste di attesa. A fare le domande è stata la consigliera regionale del Pd Monica Canalis che, facendo riferimento ai dati pubblicati nella conferenza stampa di un mese fa sulle liste di attesa ha chiesto all’assessore Luigi Genesio Icardi, su quali criteri si basavano. Secondo la Canalis c’è qualcosa che non va: la giunta regionale dà dati trionfalistici, con liste di attesa più basse del pre Covid, nonostante due anni di pandemia, con liste chilometrici, e nonostante la carenza di medici, infermieri e personale sanitario.
Secondo il report della Giunta regionale dello scorso 7 marzo un paziente piemontese nel 2022 ha dovuto aspettare mediamente 37 giorni per una visita medica, addirittura un giorno in meno rispetto al periodo pre Covid del 2018, quando l’attesa media era di 38 giorni. In particolare, su 25 prestazioni sanitarie, l’attuale attesa è inferiore al 2018 in media di oltre 6 giorni.
Le domande e le risposte dell’assessore
“A parte il fatto che in sanità fornire la media dei tempi di attesa è inutile e inappropriato, – scrive la Canalis – perché la media di 37 giorni per un lipoma, ad esempio, è poco, ma è tantissimo per un tumore, il punto vero è che il conteggio fatto dalla giunta Cirio, per essere effettivo e scientificamente incontrovertibile, dovrebbe tenere conto dei fattori esterni al Ssistema sanitario regionale, quali il ricorso dei cittadini piemontesi ai servizi in regime privatistico, l’abbandono delle cure da parte dei cittadini più poveri e la riduzione del personale sanitario. Non si comprende come il SSR abbia potuto aumentare le prestazioni a fronte della diminuzione degli operatori meno che non si tenga conto del crescente ricorso ai medici e infermieri gettonisti privati. Come hanno potuto medici ed infermieri ridotti di numero aumentare così sensibilmente le prestazioni offerte? Inoltre, a partire dal 31 dicembre 2022, ai medici delle aziende sanitarie piemontesi non è stato più proposto il pagamento di ore extra da dedicare all’abbattimento delle liste d’attesa”.
Certamente sono sempre di più i cittadini piemontesi che si rivolgono alla sanità privata per avere tempi più veloci, pur dovendo fare i conti con aumenti della spesa familiare. Così come incontrovertibili i dati sul personale https://laguida.it/2023/04/13/personale-sanitario-in-regione-e-scontro-sui-numeri Nel 2022 il saldo tra le assunzioni e le dimissioni di medici nella sanità pubblica è di meno 218 e il saldo tra assunzioni e le dimissioni di infermieri è di meno 401. L’ex ministro Speranza ha pubblicamente dichiarato, che 4 milioni di pazienti in Italia hanno deciso di non curarsi più, perché non in grado di sostenere il costo degli esami in strutture private.
Icardi non ha mancato di rispondere sottolineando che: “Il piano regionale di recupero delle prestazioni è stato valutato positivwmente dal Ministero della Salute che monitora costantemente il raggiungimento degli obiettivi prefissati. C’è un significativo recupero della prestazioni sanitarie non erogate in periodo pandemico e un costnte miglioramento dell’offerta assistenziale”. Non solo per Icardi la sanità regionale ha implementato sia l’attività pubblica che quella con le strutture private accreditate e ja “sempre operato in ambito di reclutamento del personale sanitario”.
Ma la risposta non ha soddisfatto la consigliera Pd che ribatte: “L’assessore regionale sembra piuttosto un marziano, che nega la riduzione del personale sanitario pubblico ed afferma di aver tenuto conto nel suo conteggio del contributo dei privati alla riduzione delle liste d’attesa sanitarie. L’assessore omette inoltre di rispondere sull’aumento dell’abbandono delle cure da parte di molti cittadini piemontesi più poveri, persone di fatto scomparse dai radar della sanità pubblica e privata”.