Un piccolo divertente giallo di provincia con due estremi che reggono i fili: una cartolina, che custodisce misteriosi ricordi, e un modesto circo. Su questi fili, come un funambolo, è il caso di dirlo, si muove un assassino prima e, dopo, le indagini del maresciallo Mezzacapa “a cui non mancava molto per finire un’onorata carriera”.
Si giostra bene lungo questi fili l’autore che all’inizio fa risuonare la prima corda ricorrendo al personaggio classico della vita di paese: la postina. Per mestiere sa tutto (o quasi) di tutti. Non perché fruga nella corrispondenza, ma semplicemente perché molti destinatari delle missive le condividono con lei.
Di qui al pettegolezzo di paese il percorso è breve, ma su una fotografia che ritrae una squadra di calcio Lena, la postina, quasi non se la sente di farne oggetto di dominio pubblico. Del resto, a suo tempo non l’aveva consegnata, perché la destinataria si era trasferita. Se la conservava quasi come un piccolo tesoro segreto. Quei giocatori, prigionieri di guerra in Inghilterra, erano diventati suoi compagni di solitudine.
Poi l’autore lascia quel filo per aggrappare quello del circo. Lì un inserviente ombroso e taciturno viene assassinato. Tutti sospettati, ma nessun colpevole, salvo poi, scavando nel passato sempre più misterioso della vittima, che di motivi per quella morte ce n’erano in abbondanza, ma tutti da dimostrare.
Indagini complesse per Mezzacapa che, sottolinea l’autore, si basa sulle proprie intuizioni, sulla capacità di interpretare le emozioni.
Con leggerezza il romanzo segue le piste che si aprono facendo convergere poi fotografia e circo. Una leggerezza che alla fine si concede persino una morale ribadendo la dimensione umana dei vari personaggi “strambi, ridicoli e patetici”. Una leggerezza che ha segnato tutte le pagine, assolvendo così tutti gli errori e condannando senza appello anzitutto la perfidia dell’assassinio.
Campo 114
Massimo Torello
Primalpe
15 euro