Un libro dedicato ad Aldo Moro e alle otto ore che precedono il suo rapimento. È un sorprendente romanzo storico nel senso che è collocato nella storia e da essa attinge a piene mani piene e dunque mantiene un rigore narrativo, pur essendo, la sua , letteratura che reinventa il tempo. Si racconta del presidente, scavando nell’intimo dell’uomo Moro, oltre il politico e l’uomo di Stato, ma ci sono anche i familiari stretti, gli uomini della scorta, i brigatisti, i testimoni oculari, con la paura nel ruolo del filo conduttore. Tutte queste linee narrative si affiancano e si autoalimentano procedendo parallele in un tempo finito del romanzo che, di fatto, estende la storia e la legge sotto la lente della letteratura. Aldo Moro fu una delle figure principali di quella Repubblica uscita dal disastro del fascismo e della Seconda guerra mondiale. Moro ai tempi della Costituente si scontrò con Calamandrei affinché nella nostra Costituzione la persona prevalesse sul cittadino. Per Moro la persona veniva prima di ogni cosa. Pomella ci restituisce appieno la persona, i suoi affetti, i suoi valori, anche le sue paure e dubbi, che andavano al di là della politica, cosa che sbalordì e mise in crisi gli stessi brigatisti durante la prigionia. Si accorsero infatti che quel Moro che per loro era il simbolo politico del male, del Sistema Imperialistico delle Multinazionali (il famigerato SIM dei loro comunicati), nella quotidianità era una persona, un uomo che metteva gli affetti davanti a tutto, che credeva nell’individuo oltre la nebulosa della Ragion di Stato.
Un libro assolutamente da leggere con un titolo che colpisce e ben rende il racconto di un momento cruciale per la storia italiana.
Il Dio disarmato
di Andrea Pomella
Einaudi
19,50 euro