Saluzzo – Gli studenti del ‘Denina-Pellico-Rivoira’ si sono collegati in videoconferenza per seguire l’intervista al partigiano di Saluzzo Nino Garzino, 99 anni di età. Il video è stato preceduto da una introduzione di Giorgio Rossi (presidente dell’Anpi di Saluzzo) e del professor Dario Carli.
Dall’intervista a Garzino sono emersi ricordi intensi. I giovani italiani in epoca fascista di sabato smontavano e rimontavano il fucile mitragliatore a occhi bendati e se non avessero partecipato alle adunate sarebbero stati puniti a scuola il lunedì. “Tutti i sabati in divisa, ci facevano sparare. Un fucile mitragliatore in mano a un ragazzo di 18 anni non poteva che inculcare l’idea della violenza e della guerra. Eravamo tutti succubi di Mussolini e lo siamo stati finchè la guerra non ci ha aperto gli occhi”.
Quando Nino decise di diventare partigiano, nonostante la preoccupazione della sua famiglia, andò al comando partigiano di Rore in un momento in cui la valle Varaita non era ancora occupata dalle SS e in seguito fu mandato al distaccamento del Birrone in Valmala. Da lì partivano le loro azioni partigiane. Le bande della Val Varaita erano sostanzialmente Garibaldine, ma Garzino apparteneva alla banda di Giustizia e Libertà guidata da un capitano dell’esercito, Gianaldo: “Mio padre ha accolto bene il mio desiderio di diventare partigiano anche se non era facile, ma condivideva le mie idee”. I ricordi sono dolorosi, come quello del suo amico Guglielmo di Melle, 20 anni, al primo anno di medicina (Nino era al primo anno della facoltà di agraria) che avrebbe voluto unirsi alla loro banda: provò a raggiungerli verso Valmala durante un rastrellamento dei tedeschi a Melle, ma fu catturato e impiccato davanti alla sua casa con la corda che le SS si erano fatte dare dalla madre, obbligandola ad assistere alla scena. Sugli ebrei, Garzino sottolinea: “Non si capiva perchè dovessimo avercela con gli ebrei, non era neanche un’idea politica diversa la loro, era una religione. C’erano tanti ebrei con noi in banda, non c’era differenza, forse avevano un ideale ancora più profondo del nostro”. Nino è stato fra i partigiani più di un anno: “Sono orgoglioso di essere stato partigiano e oggi è importante continuare a parlarne perchè i regimi totalitari non devono più esistere. In Russia c’è un individuo come Mussolini, finchè c’è gente come lui le guerre ci saranno sempre”.