“Vorrei poter volare”, esclama l’autrice. Animo forte, ma non con la stoffa dell’eroe, chiarisce subito. Decisa, eppure consapevole fino in fondo della propria fragilità davanti a una malattia che non lascia scampo, che avanza silenziosa e insidia ogni gesto, perfino le relazioni. Confessa fin dal’inizio che scrive sul proprio vissuto “senza alcuna intenzione pedagogica e tanto meno terapeutica”. Testimone che non si atteggia a insegnante. È importante tener presente queste precisazioni perché l’autrice parla con estrema sincerità e immediatezza. Allorché si volta indietro a guardare gli otto anni trascorsi giocando una partita con la vita col “fante di picche” tra le mani, senza recriminare, dichiara la profonda solitudine in cui si è trovata: “la malattia porta a non relazionarsi più con nessuno”. È difficile, anche per le persone più vicine, capire in quali condizioni si vive, ammette. Eppure è esplicita la consapevolezza del bisogno di condividere, questa volta prendendo in mano la penna.
È un diario di conquiste sofferte e sconfitte in cui ogni momento è importante. Per questo, quando la malattia comincia a farsi sempre più evidente, le date si accompagnano alle ore in cui vengono scritte, quasi a non volersi lasciare sfuggire alcuna briciola del tempo vissuto. Talvolta sono riflessioni appuntate a pochi minuti di distanza. Ogni attimo sembra carico di novità, anche se non sempre positive, registrate con cura, perché fanno parte delle sue giornate, le segnano in modo indelebile. L’autrice così si guarda paradossalmente “crescere” dentro. Dalla rabbia al rifiuto, dalla lotta all’accettazione malferma, sempre provvisoria, perché la malattia è contro la stessa natura del vivere. “Volere è potere”: una gran sciocchezza. La lotta passa attraverso il dolore, lo scoraggiamento, la certezza che la luce che si intravede è continuamente insidiata da un futuro ignoto in termini quantitativi e qualitativi.
A tu per tu con il Parkinson
di Patrizia Pozzato
Baima-Ronchetti
12 euro