Trinità – Ammonta a un milione e 446mila euro il conto dei danni subiti da Trenitalia in seguito al deragliamento del treno regionale veloce 10130 che il 27 aprile del 2018, sulla tratta Savona-Torino mentre transitava in prossimità di Trinità, venne colpito dal braccio di una gru che si è era capovolta sul binario mentre stava spostando dei pannelli di calcestruzzo in un terreno adiacente la ferrovia. La quantificazione del danno è emersa nel corso dell’ultima udienza del processo che vede imputati per disastro colposo i due titolari dell’azienda Asfalti Savigliano, proprietari di quella porzione di terreno che da una decina di anni davano in comodato d’uso alla ditta Edil Giara; era proprio il titolare di quest’ultima a manovrare l’autogru che quel giorno perse il proprio carico e si ribaltò sulla ferrovia colpendo il locomotore del treno che deragliò per circa 500 metri. Nell’urto rimasero ferite dieci persone e furono danneggiate due carrozze passeggeri, la carrozza semipilota in coda al convoglio e la locomotrice. Il consulente tecnico, commercialista Massimo Nuti, ha esposto le conclusioni della consulenza affidatagli da Trenitalia, parte civile in giudizio, prendendo in considerazione proprio i danni diretti, dovuti alle riparazioni e demolizioni eseguite, e i danni indiretti riferiti all’incidente, tra cui il rimborso dei biglietti, i costi dello sgombero e recupero materiali, i costi dei bus sostitutivi e tutte le spese per il personale che lavorò per il ripristino della viabilità nei giorni successivi all’evento. Nel corso dell’udienza è stato anche ascoltato il titolare della ditta Edil Giara che quel giorno manovrava la gru e che in seguito all’incriminazione aveva scelto di patteggiare la pena di un anno e quattro mesi. L’uomo ha riferito in aula di aver ricevuto in comodato d’uso una parte del terreno di proprietà della ditta Asfalti Savigliano una decina di anni prima e che usava quel terreno come magazzino della sua ditta che si trova proprio vicino a quel terreno. Per quel comodato d’uso non venne redatto un contratto scritto e nel corso degli anni lui non aveva mai trattato con i due fratelli titolari della ditta e proprietari del terreno, ma con il geometra della ditta Asfalti Savigliano che lui riteneva fosse un socio e che parlasse a nome della ditta. Il teste ha anche riferito che quella era la prima volta che stoccava su quel terreno materiali così pesanti e che non aveva mai chiesto l’autorizzazione preventiva a RFI perché non sapeva che c’era quest’obbligo. L’udienza riprenderà il 18 gennaio per la discussione.